Di Silvio Clemente

Sono appena venuto a conoscenza di una notizia davvero spiacevole, in verità sgradevole, tanto sgradevole, al limite della più elementare decenza.
Al Comune stiamo assistendo al trionfo del pressapochismo e del menefreghismo più assoluto.
L’ufficio tecnico, sia urbanistica che lavori pubblici – uso un verbo al passato – AVEVANO , ahimè, un archivio storico delle pratiche edilizie e dei lavori pubblici considerato da tutti un vero gioiello.
Qualsiasi C. T. U. nominato dalle varie Procure restava sempre positivamente impressionato. Molte volte andava oltre: è uno dei migliori archivi storici tra gli archivi dei comuni calabresi, frutto quasi esclusivo di un LAVORO brillante e certosino del geometra Pino Curcio. Ora è quasi del tutto buttato alle ortiche. Il trasferimento dell’archivio è da films dell’orrore. Nessun metodo, nessun ordine, nessun dipendente a visionare e a dirigire il lavoro che la ditta aggiudicataria ha per questa parte già eseguito. Fascicoli buttati alla rinfusa con “carte che cadevono” e poi rimesse nel primo fascicolo disponibile. Fascicoli poi accatastati senza alcun ordine per terra in un locale al piano terra del campus temesa.
Un vero scempio. Uno scandalo che avrà conseguenze ad ora, forse, valutabile solo dagli addetti ai lavori. Ben presto, però, anche i cittadini e chiunque altro voglia accedere ai fascicoli non ne uscirà.
Eravamo gelosi dell’archivio perché sapevamo la sua importanza per i cittadini di Amantea ma anche per le Istituzioni di Giustizia.
Un colpo al cuore. Meglio non averlo saputo, manca davvero il senso di appartenenza alla città, manca il senso di comunità.
È una semplice e triste constatazione. Un dato di fatto inconfutabile. Ma è anche un ammonimento, un cartellino rosso per “gioco scorretto.
Indignato, fortemente indignato per il danno”.