QUANDO LA PEZZA È PEGGIO DEL BUCO

Tante volte, nel tentativo di apparire splendidi e di sfuggire al dibattito pubblico sulle singole questioni, si cerca di limitarne la conoscenza piena e reale, si glissa sugli aspetti fondamentali e si propongono versioni parziali e di comodo, finendo così per negarsi i problemi o per mettere pezze imbarazzanti su buche che andrebbero esaminate e trattate pubblicamente per quello che realmente sono, oltre che per dare senso pieno all’idea di democrazia della quale spesso si parla fino a che non si ricoprano ruoli di potere. È il classico caso di chi, al di là dei proclami di facciata, teme la compartecipazione o la collaborazione, per lo più per l’ansia di non rendere manifesti i limiti del proprio agire.

Alcune infelici uscite di sindaco ed amministratori che cercavano in qualche modo di far passare per buone scelte amministrative palesemente sbagliate ci hanno fatto venire in mente il vecchio adagio della pezza che è peggio del buco, riferito in questo caso alle giustificazioni maldestre che per nulla attenuano l’erroneità di ciò che si vuole giustificare.

Prendete il caso dell’assessore ai tributi LUIGI RUSSO, che in consiglio ha affermato che “la rateizzazione è un lusso”, salvo poi cercare di correggersi dicendo, a mente fredda, che “è da considerarsi un lusso per quanti, pur avendo le disponibilità economiche per onorare i pagamenti, non lo hanno mai fatto”, senza farsi neanche sfiorare dal dubbio che la rateizzazione è un diritto e basta e che in ogni caso il bisogno di rateizzare riguarda chi ha difficoltà, mentre, per chi può pagare, la rateizzazione è solo un appesantimento burocratico e di costi. In ogni caso, aggiunge Russo, le opposizioni potranno collaborare a migliorare il regolamento mediante le commissioni di successiva costituzione, anche qui senza farsi neanche sfiorare dal dubbio che, se davvero vuoi avvalerti della collaborazione dei consiglieri comunali, si fanno prima le commissioni e poi il regolamento e non viceversa.

Oppure prendete il caso del caro tributi. Tutti sappiamo che il problema lì sta nell’illegittima applicazione retroattiva delle nuove tariffe, cosa che per legge oltre certi termini non si può fare e che la Giunta guidata da GIACOMO PERROTTA ha invece fatto. E la giustificazione qual è stata? Al di là di non aver mai affrontato la questione dei termini e di essersi rifugiato in maniera davvero poco eroica in un documento fatto preparare ai funzionari, il sindaco ha riferito che nel frattempo è andato alla Sorical per risolvere la questione. E come l’ha risolta? E qui viene la pezza che è peggio del buco! Riferisce di aver ottenuto la promessa di una nota di credito per i costi 2020 di €210.000,00, senza spiegarne la motivazione, sicché è lecito dedurre che se non si tratta di una fregatura nell’originaria fattura altro non può essere che un rinvio di alcune voci di credito all’anno venturo, nella speranza che nel frattempo i consumi diminuiscano e si riesca a rimanere entro certi limiti di costi. E come dovrebbero diminuire i costi? Qui la pezza si fa imbarazzante. Il sindaco dice che, grazie alle sue buone referenze, a breve otterrà da Sorical la misurazione dei consumi in prossimità dei serbatoi e non all’inizio della condotta, che parte dai confini con Orsomarso, è lunga dieci chilometri e fino ad oggi è stata a carico del Comune di Scalea che ha così dovuto provvedere ai costi di estrazione (!!!), adduzione e distribuzione dell’acqua. A parte il grottesco richiamo ad attività di estrazione che non ci sono permesse e non ci appartengono nel modo più assoluto, così come non si può parlare di attività di adduzione per pochi chilometri di condotta dal nodo di consegna alle vasche di raccolta, quello che non torna nelle parole del sindaco è che Scalea sia assoggettata ad una misurazione operata all’inizio del nodo di consegna, quando in realtà Scalea si è dotata da molti anni di contatori in uscita dalle proprie vasche, in modo da non conteggiare neanche le dispersioni da troppo pieno delle vasche stesse, ed il conteggio finale si fa confrontando i dati di questi contatori con quelli del misuratore Sorical. Il dato che il sindaco non ha riferito è che spesso le due misurazioni coincidono, segno che il problema non sta nelle supposte dispersioni a monte delle vasche, ma evidentemente nei consumi lungo la rete di distribuzione di sicura pertinenza comunale. Oltretutto, queste questioni sono già state contemplate in uno specifico contenzioso (n.42/09 R.G.), concluso peraltro con transazione favorevole all’ente. In ogni caso, se davvero il problema fosse quello delle misurazioni e delle condotte a monte dei serbatoio, va anche detto che l’attribuzione delle condotte di adduzione alla Sorical come l’apposizione del misuratore in prossimità delle vasche non dovrebbe essere neanche oggetto di particolari favori o raccomandazioni, visto che la convenzione tipo tra Sorical e Comuni prevede che “l’acqua somministrata dal Fornitore all’Utente verrà misurata dal contatore posto in apposito manufatto in corrispondenza dei nodi di consegna della risorsa” (art.2) e che “I limiti di tale responsabilità includono i serbatoi nei quali avviene la consegna” (art. 4), sicché, per disposizione già scritta, la consegna deve avvenire nei serbatoi, il misuratore deve essere posto in prossimità degli stessi, e la responsabilità della condotta fino alle vasche spetta alla Sorical.

C’è poi l’affermazione del consigliere GAETANO BRUNO, che dopo aver ricevuto l’intimazione del commissario ASP a fornire locali per il temporaneo trasferimento dei servizi sanitari erogati presso il Poliambulatorio di contrada Petrosa, riferisce di aver condotto le trattative per il temporaneo trasferimento di tali servizi “sottotraccia”, quasi ad evocare particolari segreti diplomatici in una vicenda pubblica quasi per definizione. Qui l’impressione è che si voglia per lo più limitare la consapevolezza pubblica intorno ad un’operazione che sa di smantellamento del Poliambulatorio, perché non si è visto da nessuna parte che per predisporre un piano antincendio si debba sgomberare l’edificio o che per rifare un tetto si debba sgomberare il piano terra. Più che di soluzione transitoria ci sembra si tratti di soluzione a lungo termine, così come appare chiaro che le soluzioni alternative non saranno all’altezza di quella esistente; in pratica un ridimensionamento a tutti gli effetti, che non si evita con trattative condotte “sottotraccia” ma con la partecipazione pubblica al problema. D’altra parte, se dovevi gestire la questione “sottotraccia”, che bisogno c’era di dedicarci un consiglio comunale aperto a tutti i sindaci del territorio?

Infine, sempre a proposito di buche, ma questa volta fuor di metafora, ci sarebbero anche quelle delle strade, per le quali più che le brutte pezze utilizzate per giustificare i mancati interventi, vorremmo si utilizzasse il vestito nuovo già preparato dal commissario a settembre, i lavori di asfalto già appaltati e non ancora eseguiti. Ora che il tempo è bello sarebbe il caso di provvedere.

Gruppo Consiliare “PER SCALEA”