Confermate dalla seconda sezione della Cassazione undici condanne per gli imputati coinvolti nell’operazione “Quadrifoglio” della Dda di Milano contro il clan Galati di Mileto.

 

Queste le condanne definitive: 8 anni e 2 mesi per Fortunato Galati, 40 anni, appartenente ai Galati di San Giovanni di Mileto, figlio del boss Salvatore Galati (quest’ultimo sta scontando l’ergastolo per duplice omicidio); 5 anni e 2 mesi per Luigi Addisi, 60 anni, di San Calogero, all’epoca dei fatti consigliere comunale a Rho (Milano); 6 anni Fortunato Bartone, 46 anni, di Mileto, residente a Giussano, cugino di Fortunato Galati; 8 anni Antonio Denami, 33 anni, di San Costantino Calabro; 6 anni e 8 mesi Pino Galati, 48 anni, di San Calogero; 6 anni e 8 mesi Giuseppe Galati, 40 anni, di Mileto, cugino di Pino Galati; 4 anni e 8 mesi Alberto Pititto, 44 anni, di Francica, commerciante d’auto operante tra Cantù e Mariano Comense; 5 anni Salvatore Muscatello, 84 anni, ritenuto il capo del “locale” di ‘ndrangheta di Mariano Comense; 6 anni e 8 mesi Matteo Rombolà, 32 anni, di Seregno, titolare di un panificio a Mariano Comense; 6 anni e 2 mesi Saverio Sorrentino, 58 anni, di Francica; 2 anni e 8 mesi per Petra Smutnà, 42 anni, della Repubblica Ceca.

Nelle more dei tre gradi di giudizio è deceduto Antonio Galati, 66 anni, appartenente al ramo familiare dei Galati di Comparni di Mileto, ritenuto a capo del clan.

Le accuse a vario titolo erano quelle di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, falso, favoreggiamento, minacce aggravate ai danni di un direttore di carcere e detenzione illegale di armi. L’inchiesta era scattata nell’ottobre 2014 ed aveva portato i carabinieri del Ros ad arrestare 13 persone.

Pino Galati è stato già condannato anche nell’operazione “Meta 2010” per narcotraffico internazionale insieme al gruppo del broker della cocaina Vincenzo Barbieri, ucciso nel marzo del 2011 a San Calogero. Luigi Addisi, di San Calogero (in foto), all’epoca dei fatti consigliere comunale a Rho (Mi) con il Pd, secondo l’accusa il 12 agosto del 2012 è stato invece sorpreso a Limbadi a casa del boss Pantaleone Mancuso, detto “Vetrinetta” (deceduto in carcere ad ottobre 2015), zio acquisito del politico e sottoposto alla sorveglianza speciale all’atto del controllo da parte delle forze dell’ordine.

 

Luigi Addisi – sottolineano gli inquirenti – ha sposato una Corsaro di Limbadi, figlia di Antonia Mancuso, sorella del boss Pantaleone Mancuso. All’incontro avrebbero partecipato anche Antonino e Pantaleone Corsaro di Limbadi, fratelli della moglie del politico. Al centro della riunione, la restituzione di 300 mila euro che il presunto boss Antonio Galati di Mileto, trasferitosi nel Milanese, avrebbe dato in contanti su specifica richiesta del politico Addisi ad altro soggetto al fine di reinvestirli nell’acquisto, poi non avvenuto, di un terreno a Rho.