Torna l’ombra di “Plinius” nell’alto Tirreno cosentino. Il nome Plinius, per chi non lo ricorda, rievoca un’attività dei carabinieri della Compagnia di Scalea, all’epoca coordinati dal capitano Vincenzo Falce, conclusasi con una serie di arresti il 12 luglio 2013. Alla prima attività di indagine è collegata la seconda, Plinius 2, che ha fatto registrare ulteriori arresti. 

Nella notte di ieri, intorno alle 2.30, è andato in fiamme un albergo sulla Strada Statale 18, al confine fra Santa Maria del Cedro e Scalea. La struttura è stata fortemente danneggiata dal calore e dalle fiamme che si sono sviluppate soprattutto nella hall distruggendo arredi e attrezzature. Il fuoco ha anche interessato il solaio e la pavimentazione che, come è noto, in presenza di forte calore possono essere a rischio crollo. Non ci sono dubbi sulla matrice dolosa dell’incendio. Sul posto, sono giunti i carabinieri della Compagnia di Scalea, coordinati dal capitano Andrea Massari, che ha subito avviato le indagini. Hanno operato i vigili del fuoco del distaccamento di Scalea, che hanno impedito che l’incendio si sviluppasse altrove coinvolgendo altre parti della struttura. Al momento, l’albergo è chiuso. Quindi, nessuna persona è rimasta coinvolta. Si tratta di strutture che lavorano prevalentemente d’estate. Si presume che i danni possano ammontare ad un milione di euro. Ma la verifica è ancora in corso, soprattutto in relazione alla tenuta strutturale. I malviventi sarebbero entrati dalla hall e lì, forse, hanno sparso del liquido infiammabile che ha subito distrutto il bar, gli arredi della sala, l’impianto elettrico.

Ma dov’è il collegamento con l’operazione Plinius? La struttura è di proprietà dei Fratelli Rotondaro. E, come si ricorderà, sono stati vittima di diversi atti intimidatori: una bomba fatta scoppiare alla sede della Rotondaro Costruzioni, nel maggio 2013; minacce dirette con una pistola puntata alla tempia per uno dei fratelli, Nunzio Rotondaro; i colpi di arma da fuoco ad altezza uomo al portone d’ingresso della villa in località Petrosa, esplosi a gennaio del 2012.

Naturalmente è presto per fare collegamenti con i fatti accaduti, ma è forte il sospetto che, a distanza di qualche anno, si possa ipotizzare una qualche forma di ritorsione. Gli stessi imprenditori sono stati chiamati nella notte ed hanno potuto verificare i danni causati dalle fiamme. Al momento, gli imprenditori non hanno voluto commentare l’accaduto, in attesa che vengano svolte le indagini e che sia certa la natura dolosa dell’incendio. Non ci sono dubbi sul fatto che episodi del genere provochino forte amarezza e sconforto. Anche il sindaco di Santa Maria del Cedro, Ugo Vetere, ha chiesto maggior controllo sul territorio contro “gli atti mafiosi” che hanno già visto interessate altre strutture.

Con l’incendio al Domus, insomma, sembra riaprirsi un capitolo che, anche se non è stato mai chiuso, aveva comunque fatto registrare un periodo di tregua.

Di Matteo Cava miocomune