Di Francesca  Lagatta 

La notizia della carcerazione dei fratelli Pasqualino e Ciro Tricarico Rosano, (amministratori di fatto delle società “Istituto Ninetta Rosano Srl” e “Casa di cura Tricarico Rosano Srl”), unitamente a quello del figlio di quest’ultimo, Fabrizio Tricarico Rosano (socio dell’Inr e legale rappresentante del Ctr), detenuto in regime di domiciliari, è stato un vero e proprio e proprio terremoto a Belvedere Marittimo, la città della costa tirrenica che dagli inizi degli anni ’70 ha ospitato la loro “creatura”, l’omonima clinica privata polverizzata da una sentenza di fallimento datata luglio 2018. E proprio da qui partono i controlli dei magistrati della procura di Paola, da una montagna di debiti, 128 milioni di euro per la precisione, accumulati anche nei confronti dell’Erario.

Peccato che nel contempo, si legge nei documenti della procura, i Tricarico perpetravano una «distrazione delle disponibilità delle società attraverso l’appropriazione di contante presente nelle casse aziendali». Si tratta di un sistema ben consolidato, dicono ancora gli investigatori, che ha fatto scattare l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta. Nell’inchiesta, denominata “Clinica malata“, è indagata una quarta persona, Carmen Rosano, socia e legale rappresentante dell’Inr e amministratrice di fatto della Ctr. Da qualche mese la clinica, oggi Tirrenia Hospital, è gestita dalle società del gruppo Crispino, che è del tutto estraneo alle operazioni giudiziarie odierne.

Le indagini

Il periodo che i magistrati inquirenti di Paola hanno posto al setaccio è quello che va dal 2011 al 2018, ossia dal periodo in cui la società di gestione “Istituto Ninetta Rosano Srl”, già fortemente indebitata, lascia spazio alla società “Casa di Cura di cura Tricarico Rosano Srl”, fino alla sentenza che dichiara il fallimento della prima società, esteso un anno dopo anche alla seconda. Nonostante nel 2010 i creditori siano già numerosi, negli anni successivi le società continuano a gestire il patrimonio in modo scellerato, anche grazie alla disponibilità economica derivante dall’accreditamento per le prestazioni sanitarie rilasciato dal servizio sanitario regionale.

Fonte ed articolo completo su https://www.lacnews24.it/cronaca/clinica-belvedere-usata-come-bancomat-dai-tricarico_119177/