Non ci sarà alcun processo a carico di due giovani cetraresi, indagati per ricettazione di un’autovettura, detenzione e porto abusivo di armi in concorso. 

La Procura di Paola, dopo ripetute sollecitazioni della difesa (Carmine Curatolo ed Emilio Enzo Quintieri), che si era rivolta anche alla Procura Generale di Catanzaro chiedendo l’avocazione del procedimento penale per scadenza dei termini per le indagini preliminari, ha chiesto e ottenuto l’archiviazione per B. V. e O. L. , per i gravi reati loro ascritti a seguito di quanto accertato dai carabinieri di Guardia Piemontese Marina l’8 novembre 2021. I fatti si svolgono al confine tra Guardia e Fuscaldo. A seguito di fonti confidenziali, i carabinieri avevano appreso che quel pomeriggio, alcuni pregiudicati cetraresi, si aggiravano con fare sospetto nei pressi di una attività commerciale posta in una zona buia ed isolata della Ss 18, a ridosso della ferrovia. Pertanto decidevano di effettuare brevi soste e passaggi nei dintorni di detto esercizio commerciale. Ad un certo punto, nella tarda serata, la pattuglia, notava un’autovettura sospetta e gli intimava l’alt per controllare il veicolo e gli occupanti. Grazie all’accensione dei lampeggianti e dei proiettori di profondità i militari avevano modo di riconoscere sia il conducente che il passeggero. Questi non si fermarono e vi fu un breve inseguimento che terminò poco dopo quando i fuggiaschi abbandonarono l’auto in moto al centro di una stradella bloccando il veicolo militare, proseguendo la loro fuga a piedi nei pressi di un noto stabilimento balneare. Al momento della fuga a piedi, i carabinieri notarono la presenza anche di un altro uomo, prima rimasta occultata perché evidentemente nascosto dietro ad uno dei sedili. Nonostante i militari gli corsero dietro i tre fuggiaschi riuscirono a dileguarsi, facendo perdere le proprie tracce nell’oscurità. Ispezionando l’autovettura dei fuggiaschi, poi risultata rubata qualche giorno prima a una signora abitante a Sangineto, i militari trovarono un fucile semiautomatico calibro 12 carico risultato rubato a Cetraro nel 2004 da un pregiudicato del posto vicino alla cosca Muto nonché una piccozza in acciaio di fattura artigianale, un passamontagna e un cappello. Infine, nell’area circostante, venne rinvenuto a terra un ulteriore passamontagna e, successivamente, l’indomani mattina, nel cortile di un’abitazione, una pistola semiautomatica calibro 9 carica, prodotta intorno al 1970. Il giorno seguente, i carabinieri, dopo un appostamento, nel tardo pomeriggio, nel luogo in cui quella mattina avevano rinvenuto la pistola, fermarono tre soggetti sconosciuti e sospetti (anche perché indossavano le mascherine nonostante fossero all’aria aperta ed in luogo non affollato), poi identificati in B. V. , O. L. e F. G. (quest’ultimo, secondo i carabinieri, con molta probabilità, dai tratti fisionomici, era il terzo fuggiasco), tutti cetraresi, rinvenendo nell’autovettura altro passamontagna a tinta mimetica di cui il B. dichiarava di esserne il proprietario. Tutti gli accertamenti tecnico-scientifici eseguiti dal R. I. S. Carabinieri di Messina diedero esito negativo, eccetto quelli sul passamontagna rinvenuto nell’autovettura di B. V. Infatti, nella zona della bocca e della fronte del passamontagna, è stato individuato il profilo genotipico riconducibile a B. V. , reperito da un mozzicone di sigaretta da egli fumata ed abbandonata. Secondo il procuratore facente funzioni, Ernesto Sassano “dalle attività di indagine espletate, ed in particolare dagli accertamenti di laboratorio espletati dal Ris di Messina, non veniva trovata alcuna correlazione del profilo genotipico estrapolato dalle armi e dai passamontagna repertati all’interno dell’autovettura che veniva rinvenuta dalla P. G. operante, poi risultata oggetto di un furto consumatosi nei giorni precedenti, con il profilo genotipico estrapolato da B. V. In effetti, l’unica comparazione genotipica che ha sortito esito positivo, è risultata quella effettuata sul passamontagna rinvenuto all’interno di un’autovettura condotta dal B. a seguito di perquisizione effettuata nei confronti del medesimo il giorno successivo all’episodio in questione. Seppur i militari operanti, nel corso di un servizio di polizia effettuato nei confronti degli odierni indagati il giorno successivo all’episodio del rinvenimento delle armi e dell’autovettura sequestrati, riconoscevano in B. ed O. L. come le persone che erano a bordo del veicolo sopra indicato che si erano date alla fuga alla vista dei Carabinieri, non si può considerare tale comparazione come un concreto elemento di prova. Difatti, il contatto tra la P. G. operante ed i soggetti che si davano alla fuga, aveva avuto luogo in fascia oraria serale, oltre che in maniera repentina e concitata, visto il verificarsi di un inseguimento. Pertanto, la percezione dei militari operanti in tale frangente, non corroborata da alcun ulteriore concreto elemento di prova, è da ritenersi un mero sospetto che, seppur utile al fine dell’espletamento delle indagini, non consente da solo un eventuale proficuo esercizio dell’azione penale. Considerato che, alla luce di quanto evidenziato, gli elementi acquisiti nel corso delle indagini preliminari non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna chiede che il Giudice per le Indagini Preliminari voglia disporre l’archiviazione del procedimento”. Ricevuta la richiesta di archiviazione formulata dal pm, il gip del Tribunale di Paola, Carla D’Acunzo, ritenendola condivisibile l’ha accolta perché gli elementi acquisiti non consentivano di formulare una ragionevole previsione di condanna. In particolare perché “condividendosi le argomentazioni del pm circa l’incertezza della riconducibilità dei fatti agli indagati.”