Di Antonello Troya

“Signor procuratore: i provvedimenti di oggi mirano ai tecnici e a professionisti. Mentre per gli altri indagati? Ricordiamo che ci sono politici e imprenditori…”.

La risposta del capo della procura paolana, Pierpaolo Bruni, in video conferenza è generica. Preferisce non far trapelare nulla. Segno che la richiesta di ulteriori provvedimenti era stata fatta, ma il giudice per le indagini preliminari, Maria Grazia Elia ha preferito mandare due ai domiciliari e quattro destinatari di sanzioni interdittive. Insomma l’inchiesta va avanti. Nulla viene trascurato. Inchiesta che ha preso il nume di “Appalti e massoneria” e che si è arricchita stamattina di un nuovo capitolo. Sei ordinanze emesse dal Gip Elia, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Paola, dott. Bruni ed eseguite dai militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Cosenza e della Sezione Operativa della Compagnia di Scalea.

Ai domiciliari sono finiti L.C., 38 anni di Scalea e G.D.V., 63 anni, di Terranova del Pollino. Mentre per P.D.S., 46 anni, di Belvedere Marittimo interdizione per 12 mesi dall’esercizio del pubblico ufficio; A.D.V. 57 anni, di Terranova del Pollino, interdizione per sei mesi di esercitare l’attività professionale di ingegnere; M.G.M., 30 anni, di Santa Domenica Talao, interdizione per sei mesi di esercitare l’attività professionale di ingegnere; F.E. 37 anni, di Tortora,  interdizione per sei mesi di esercitare l’attività professionale di ingegnere.

Gli indagati devono rispondere a vario titolo di “associazione per delinquere” finalizzata alla commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione, “turbata libertà degli incanti” e “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente.

Le misure cautelari sono state eseguite tra la Calabria e la Basilicata. Le indagini, che hanno riguardato anche soggetti appartenenti ad una loggia massonica, hanno ad oggetto un vero e proprio “cartello” che mirava ad eludere le norme sulla libera concorrenza e trasparenza degli appalti, al fine di ottenere illegittimamente l’aggiudicazione e dividerne gli importi tra tutti gli associati, compresi quelli non aggiudicatari dell’appalto, secondo percentuali predeterminate.