Di Saverio Di Giorno

Caro Salvini, a questo perché non tutti? Perché non anche gli Occhiuto?
L’articolo doveva aprirsi con questa domanda provocatoria in riferimento al fatto che la Lega ha detto sì alla Santelli e ai Gentile, ma non a Occhiuto. Ora non ha senso questa provocazione perché proprio in queste ore si ventila un’ipotesi in tal senso. Quindi l’attacco di questo articolo sarà semplicemente: la resa dei conti è solo rimandata.
Salvini ha detto no a Occhiuto non per le indagini a suo carico (per carità, quelle sono medaglie al valor civile!), ma perché da sindaco ha decuplicato il dissesto finanziario di Cosenza. Peccato, però, che la Santelli era vicesindaco. Quindi, o Salvini pensa che la Santelli è tanto sciocca da non essersi accorta di nulla, oppure la Santelli ha ottime amicizie. Più la seconda.
Il dubbio che pesa sulla Santelli (e cioè “perché lei sì e Occhiuto no”) vale anche per i Gentile. I quali, tra l’altro, in un primo momento, avevano trovato diffidenza negli ambienti leghisti. Quando ancora la Lega contava poco e se diceva no, nessuno si arrabbiava. Ai Gentile nessuno può dire di no, a quanto pare: non poté nemmeno Renzi che se lo dovette tenere al governo nel 2014.
All’epoca, alcuni giornali, tra cui il Fatto, fecero partire addirittura una campagna per quanto quel nome fosse imbarazzante. Questo riportava che a spingere Gentile nel sottogoverno renziano fu il governatore Giuseppe Scopelliti, sostenuto da Renato Schifani.
Tra mercoledì e giovedì scorso fonti di Ncd raccontano di violenti tumulti nel partito alfaniano. ‘Angelino’ stava cedendo alle pressioni contro Gentile, dopo il caso dell’Ora della Calabria, e a quel punto Scopelliti si è fatto minaccioso: ‘Angelino se tieni fuori Tonino, i voti della Calabria te li puoi scordare e con Berlusconi sono cazzi tuoi’. Alfano ha eseguito senza fiatare.” La Lega in Calabria è Scopelliti per cui tra amici ci si scambiano favori.
D’altra parte, grazie alle sue consorterie, Gentile può (poteva?) pesare 20 mila preferenze. Un’enormità. Sul piatto della bilancia hanno fatto mettere da parte gli imbarazzi. Il punto è che la Lega in Calabria si è presentata come una forza nuova e liberatrice. E questo chiedevano i calabresi ai comizi. Nessun razzismo, né paura di immigrati o altro. I temi nazionalisti qui non attecchiscono. Sotto quei palchi ci sono calabresi stanchi. E ora delusi. Salvini deve averlo messo sicuramente in conto, un prezzo che è disposto da pagare.
Il problema di mettere nelle liste persone nuove è lo stesso che ha attraversato la sinistra. La quale, anch’essa ora si sta ricompattando. D’altra parte, con questa legge elettorale praticamente vince chi fa più liste. C’è quindi da chiedersi: che posizione avranno nelle liste questi signori? E ancora oltre: saranno disposti a restare nelle retrovie per lasciare almeno la facciata pulita?
La resa dei conti fratricida che si stava consumando si è fermata. Forse per paura che ci perdessero tutti. Si è fermata, ma non è certo finita. Solo rimandata a dopo le elezioni. Se questi signori, imbarcati in virtù (anche) del loro peso elettorale, poi usciranno dalle urne con meno voti, che fine faranno? C’è la spada di Damocle della magistratura che preme e molti sanno che l’unico modo per provare a fermarla è avere un posto di comando, ma per quello servono voti.
I detentori dei pacchetti di voti sono ancora disposti come una volta a farli confluire su alcuni di questi?
Lo scambio di solito è: se io ti voto, tu mi fai filare via lisci gli affari, portandomi soldi e tenendomi via i magistrati. I lavori sulla 106 sono fermi nonostante lo starnazzare del PD, altri colpi e sequestri sono arrivati. Probabilmente c’è fermento e discussione tra le ‘ndrine e forse le elezioni regionali potrebbero riservare sorprese.
Inoltre, c’è una volontà ferma di tutto il resto della popolazione silente che sarebbe disposta a votare un cognome sconosciuto per il solo fatto che è sconosciuto.