DI MASSIMO CLAUSI

Il L’assenza di
impianti utili al riutilizzo
dell’umido non rappresen-
ta solo una frustrazione
per i cittadini che fanno di-
ligentemente la raccolta
differenziata, ma anche un
costo economico che si ri-
verbera, inevitabilmente,
sulle tariffe che pagano i
calabresi.
L’umido declassificato e
portato in discarica costa
più del doppio per il suo
trattamento. Per avere una
idea diciamo che orientati-
vamente lo smaltimento
dell’umido costa 100 euro a
tonnellata. Se viene declas-
sato ad indifferenziato e
trattato in discarica la stes-
sa tonnellata costerà 160
euro. Ma non è finita qui. E’
evidente che il
trattamento del
rifiuto diffe-
renziato com-
porta degli
scarti di lavora-
zione che a loro
volta debbono
poi essere trat-
tati. Questo significa altra
spesa che dipende dal volu-
me di questi scarti. In un
impianto datato tecnologi-
camente come quello di Al-
li nel catanzarese, gli scar-
ti di lavorazione arrivano
fino al 90%. Questo signifi-
ca altre 100 euro a tonnel-
lata per la seconda fase di
lavorazione. In
soldoni, è pro-
prio il caso di
dirlo, il tratta-
mento di una
tonnellata di
umido che po-
trebbe costarci
100 euro arriva
a costarci fino a 260. E’ evi –
dente che questa maggio-
razione dei costi non può
non ricadere sulle tariffe
pagate dai calabresi. Se a
questo poi aggiungiamo le
gare per portare i rifiuti
fuori regione (ieri vi parla-
vamo del bando di circa set-
te milioni per trovare una
collocazione all’umido pro-
dotto dall’Ato del reggino)
è chiaro che le tariffe sono
destinate ad essere sopra la
media nazionale, a fronte
di un sistema però che sem-
bra del tutto virtuale.
Il problema vero è che
mancano gli impianti di
smaltimento, quelli previ-
sti nel piano rifiuti appro-
vato dal consiglio regiona-
le, sono rimasti ad oggi
sulla carta.
Il caso più clamoroso è
quello dell’Ato di Cosenza.
Nei primi anni del 2000 si
era avviata una ricerca per
l’individuazione del sito.
Esistendo a Rossano una
discarica pubblica, l’idea
era quella di realizzare un
impianto di trattamento
nella zona prossima
all’area urbana cosentina.
Era stata bandita una ma-
nifestazione di interesse al-
la quale avevano aderito 22
comuni dell’hinterland co-
sentino. Dopo attente valu-
tazioni, in base ad una se-
rie di parametri tecnici, si
era individuato come luo-
go ideale il Comune di Bisi-
gnano. La Regione aveva
siglato un accordo con il
Municipio che era stato ra-
tificato anche dal consiglio
comunale sia pure a mag-
gioranza.


L’idea era quel-
la di offrire al
Comune tutta
l’energia pro-
dotta dall’im –
pianto che i cit-
tadini di Bisi-
gnano avrebbe-
ro avuto gratis. Una solu-
zione che sembrava allet-
tante, al punto che il comu-
ne di Luzzi fece anche ri-
corso al Tar contro l’asse –
gnazione dell’impianto a
Bisignano perchè lo voleva
nel suo territorio.
A quel punto, però, citta-
dini e agricoltori della zo-
na, diedero vita ad un co-
mitato per dire no all’im –
pianto. Anche Mario Olive-
rio, all’epoca presidente
della Provincia di Cosenza,
sposò le ragioni del comita-
to e quindi il progetto fu
definitivamente accanto-
nato. Il problema è che
adesso tutta la zona Nord
si trova sprovvista di im-
pianti. La Regione, che in
questa fase accompagna
gli Ato verso l’efficienta –
mento del sistema, ha detto
che si è messa in moto per
trovare un nuovo sito. Nel
frattempo ben 50 milioni di
fondi pubblici che erano
stati destinati alla realizza-
zione di questa
struttura, resta-
no immobili e
inutilizzati. An-
che qui non si
capisce per qua-
le motivo men-
tre sullo sfondo
è iniziato il gio-
co dello scaricabarile fra
gli Ato e la Regione. E i cit-
tadini pagano….