Una storia dura quella di M.S., che si scontra ancora una volta con le ristrettezze della Regione Calabria. Il 30enne cetrarese, infatti, ha terminato di scontare la sua pena il 15 agosto scorso.
Una condanna per un’accusa pesante la sua: 6 anni di reclusione per aver tentato di uccidere la madre. M.S. però ha gravi disturbi psichiatrici, come da perizia stilata dallo psichiatra G.P. nella quale risulta seminfermo. Nell’aprile 2024 ha anche tentato di togliersi la vita in carcere.
Insomma, il suo posto dovrebbe essere all’interno di una Rems: Residenze per l’esecuzione di sicurezza. Tali strutture accolgono gli autori di reato affetti da patologie mentali, ritenuti socialmente pericolosi. Qui, le persone come lui possono ricevere un valido aiuto per una piena riabilitazione.
In Calabria, però, solo due sono i centri: a Girifalco, nel catanzarese; a Santa Sofia d’Epiro, nel cosentino. In tutto i posti sono 20. Inoltre, da quanto spiegatoci dal fratello: “la Calabria può contare su altri 5 posti in strutture fuori regione, in cui trasferire chi ne ha bisogno. Purtroppo ciò non avviene e non ne sappiamo i motivi”.
Fatto sta che la situazione resta la seguente: in assenza di posti, M.S. resta in carcere anche se ha terminato di scontare la sua pena. Si tratta quindi da un lato di un’ingiusta detenzione e dall’altro del perdurare di una condizione di forte disagio per il trentenne, che invece necessiterebbe di avviare quanto prima un percorso di recupero.
Il legale, Marco Bianco, aveva già presentato una richiesta di inserimento in Rems, senza però ricevere alcuna risposta
































