Catanzaro – “Questa indagine dura da quattro anni e nel corso del tempo si è affinata fino ad arrivare al risultato odierno. In particolare, colpisce la cosca Anello che si allarga dal territorio di appartenenza fino alle Serre, con forti interessi economici per spaziare al traffico di droga e di armi e al controllo di attività turistiche. Abbiamo visto da subito l’articolazione internazionale dei crimini. Abbiamo squadre investigative comuni con la Svizzera, su Berna, dove operavano gruppi mafiosi”.

Ad affermarlo in conferenza stampa, il procuratore Nicola Gratteri, per esporre i risultati dell’operazione “Imponimento”, l’operazione internazionale di polizia coordinata e diretta dalla Procura della Repubblica-Dda di Catanzaro e dall’Ag elvetica, in un’azione comune contro la ‘ndrangheta e le sue proiezioni, nei confronti di diversi esponenti di affermate e risalenti famiglie della criminalità organizzata calabrese, operanti principalmente nel territorio che collega Lamezia Terme alla provincia di Vibo Valentia.

L’operazione, hanno sottolineato gli inquirenti, è il frutto di anni di intenso lavoro investigativo svolto nell’ambito di una squadra investigativa comune (Joint investigation team) costituita presso Eurojust tra magistratura e forze di polizia dei due Paesi, cui hanno aderito, per l’Italia, la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro e reparti della Guardia di finanza (Polizia economico-finanziaria di Catanzaro e Scico di Roma) e, per la Svizzera, la Procura della Confederazione Elvetica di Berna e la Polizia giudiziaria federale di Berna.

Un ruolo determinante nell’operazione è stato svolto dai reparti speciali dello Scico, diretto da Alessandro Barbera. “Un ringraziamento enorme alla procura di Catanzaro – ha detto il comandante della Gdf Fabio Contini – perché ci hanno coordinato in un’indagine complessa anche perché ha riguardato più territori. Lo Scico ci ha aiutato nella proiezione internazionale con strumentazioni all’avanguardia e personale molto competente. Non solo i 600 uomini della Gdf di Catanzaro sono stati impegnati ma anche altri 100 finanziari della Gdf di Roma”.

“Criminalità occupa spazi in cui si svolge un’attività remunerativa”

Vincenzo Capomolla, il procuratore aggiunto ha spiegato: “Questa indagine è stata compiuta grazie alla sensibilità investigativa della Gdf, per la tipologia dei reati propri dell’attività della Guardia di finanza, propri della pubblica amministrazione. Ancora una volta le relazioni con la pubblica amministrazione sono pregnanti da parte della criminalità organizzata. L’indagine mostra la vita quotidiana di una locale di ‘ndrangheta e come gli esponenti si muovono sul territorio occupando tutti gli spazi in cui si svolge un’attività remunerativa. Andiamo dall’attività predatoria delle estorsioni, fino a quella più sofisticata delle imposizioni di forniture di ditte nel settore edilizio e in quello turistico, special modo tra Lamezia e Vibo. Dalle forniture si passa alla gestione vera e propria delle attività turistiche, con un rapporto opaco fra ‘ndrangheta e imprenditoria, entrambi traggono vantaggi dal tenersi la mano e darsi reciproco sostegno. Ci sono plurimi casi di concorso esterno che riguardano imprenditori e professionisti ed esponenti istituzionali e tutta una serie di una condotta che sono specificamente indicative dell’infiltrazione nel tessuto istituzionale locale, nei Comuni in cui operano queste cosche. Lo sfruttamento delle aree boschive è il risultato di una spartizione tra cosche, così come alcune gare d’appalto pubbliche. Il materiale investigativo è molto corposo”.