Comunicato stampa

“La pretesa dell’Agenzia del Demanio di Cosenza di alienare Badìa per fare cassa è illegittima. È finita l’epoca in cui le leggi dello Stato valevano per tutti tranne che per gli uffici statali. Ciò nonostante, qualcuno si comporta tuttora come se fosse più uguale degli altri…” Lo afferma senza mezzi termini Margherita Corrado, portavoce del M5S al Senato e membro della Commissione “Cultura”, commentando la situazione della Badìa Luta di Paola (CS) a margine della visita condotta ieri nel sito ed estesa anche alla poco lontana Sotterra.

La senatrice pentastellata aveva già raccolto e dato eco alle preoccupazioni della comunità per il destino del monastero medievale, fondato dall’ordine ospedaliero benedettino di Santa Maria di Valle Josafat, inviando una nota al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ai suoi uffici periferici calabresi, all’Agenzia del Demanio di Cosenza e al Comune di Paola. In attesa di ricevere una risposta ufficiale, il sopralluogo di ieri le ha permesso di verificare di persona lo stato dei luoghi e di acquisire ulteriore documentazione.

“Gli atti consultati non lasciano dubbi”, spiega la Corrado, “circa l’inalienabilità del complesso di Badia”. L’art. 54 del Codice dei Beni Culturali esclude, infatti, che lo Stato possa vendere, tra gli altri, “gli immobili e le aree di interesse archeologico” e “gli immobili dichiarati di interesse particolarmente importante ai sensi dell’art. 10, comma 3, lettera d”.

Entrambe le condizioni sussistono, nel caso di specie: l’interesse archeologico dell’area è stato dimostrato dagli scavi eseguiti nel 1997 dal prof. Battista Sangineto contestualmente ai restauri condotti e finanziati con soldi pubblici dall’allora Soprintendenza BAAAS, mentre la dichiarazione di interesse culturale rilevante è sancita dal D.M. n. 141 del 25 luglio 2013. Nel 2015, poi, l’allora Direzione Regionale del MiBACT ha apposto un vincolo indiretto alle aree limitrofe al complesso monastico per preservare il paesaggio da qualsiasi alterazione.

“Farei torto alla competenza del dott. Arnoni”, continua la Corrado, “se lo pensassi ignaro del dettato del Codice dei Beni Culturali. Per questo l’agire dell’Agenzia del Demanio, che ora richiede indietro Badìa al Comune, mi preoccupa oltremodo.

Né vale a rassicurare me, i paolani e i calabresi in genere, la voce messa in giro ad arte che, non potendo il Comune, date le condizioni finanziarie, acquistare Badìa, l’incanto andrebbe inizialmente deserto per risolversi, calato sensibilmente il prezzo a base d’asta, con l’aggiudicazione alla Regione o ad altro soggetto pubblico che poi ‘spontaneamente’ lo renderebbe al Comune. Il rischio che un privato con mire speculative possa insinuarsi in quel meccanismo e aggiudicarsi Badìa, sottraendola alla fruizione della collettività, non può essere ignorato né sottovalutato.

Il Demanio, del resto, al quale il bene è ‘tornato’ con la liquidazione dell’AFOR – nel 1921 l’ex complesso monastico passò allo Stato, e precisamente al Demanio Forestale – potrebbe trasferirlo al Comune con una semplice concessione. Farebbe certo miglior figura che tentando di alienarlo contra legem per mera avidità”.

L’atteggiamento dell’Ente locale è ugualmente censurabile, a parere della Senatrice, e da più punti di vista.

Il Sindaco Perrotta, infatti, pressato dal Demanio, avrebbe intimato lo sgombero dei locali di Badìa da cose e persone all’AUSER Circolo di Paola, che da un decennio, grazie ad un partenariato siglato con il Comune nel 2008 e prorogato (da ultimo solo tacitamente) fino ad oggi, gestisce la Torre e i locali del versante ovest del complesso, anch’essi oggetto di scavo e musealizzazione nel 1997.

In quei locali, peraltro, grazie al POR 2000-2006, il Comune ha posizionato 200.000 euro di arredi utili l’allestimento del Museo Archeologico della città di san Francesco, ancora di là da venire…

Il Sindaco avrebbe ordinato lo sgombero rigorosamente a voce, senza produrre alcun atto, proprio come accaduto per la proroga all’uso degli immobili e lo svolgimento delle attività sopra descritte, senza porsi problemi in ordine alle responsabilità. Eppure il Comune è partner dell’AUSER nel progetto che, per il secondo anno consecutivo, dovrebbe vedere l’impiego a Badìa di dieci ragazzi del Servizio Civile ed è co-promotore del progetto “Museo Badìa”, di cui è proponente lo stesso Auser Circolo di Paola, datato all’inizio di febbraio 2019.

Una mancanza di trasparenza sconcertante, sulla quale si innesta il gioco di prestigio tentato dal Demanio, e una sola vittima: la collettività. È paradossale, infatti, che proprio mentre il Ministero per i Beni e le Attività Culturali suscita e supporta ovunque nel Paese iniziative di gestione dal basso del patrimonio culturale, un’esperienza come quella dell’AUSER Circolo Paola, che a Badìa ha promosso, negli anni, decine di manifestazioni ed eventi (mostre, spettacoli dal vivo, corsi di musica), modello virtuoso da far conoscere e replicare in tutta la Calabria, sia sacrificata alle logiche stantie degli intrighi di palazzo.

Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)