Di Saverio Di Giorno

La polemica nata tra i sindaci di Praia a Mare e Diamante, Praticò e Magorno, non riguarda solo i servizi sociali, ma ci racconta di un modo di governare e di gestione del potere che non permette che qualcosa cambi.

I giornali e i social hanno raccontato passo passo, anzi comunicato per comunicato, il botta e risposta tra i due sindaci. In sostanza, il sindaco di Praia a Mare ha accusato il sen Magorno di essere corresponsabile della situazione dello spoke Paola-Cetraro. Quest’ ultimo ha risposto con un’interrogazione parlamentare. 

È ovvio che questa polemica si inserisce nel clima di campagna elettorale che si respira: le regionali sono vicine. Il sindaco di Praia a Mare non ha mai varcato i confini della cittadina, però ultimamente pare essersi avvicinato agli ambienti di Occhiuto o comunque tastare il terreno in quel senso. Magorno, invece, conosce bene anche i palazzi di Roma e si muove con più disinvoltura: dopo aver abbandonato il pres. Oliverio sotto metri di neve quest’ inverno ed essersi avvicinato a Gratteri, ora pare guardare con buon occhio l’accordo tra M5s e PD e chissà, forse se Renzi lasciasse il PD lui lo seguirebbe. Si trova sempre dalla parte giusta.

La verità è che alle prossime elezioni regionali nessuno è più sicuro nelle sue posizioni e bisogna tenersi strette quelle acquisite. E quando non c’è il consenso elettorale che può mascherare i reali meccanismi del potere, allora questi restano nudi e in bella vista, o meglio visibili per chi li sa leggere. Perché in zone come la nostra, il consenso, la democrazia, in realtà sono questo: una coperta per nascondere e giustificare un potere ottenuto in altri modi, ma se questo viene meno allora scivola la coperta e si vedono gli ingranaggi. 

Ma veniamo a questi comunicati. Il sindaco di Praia si rivolge al sen. Magorno dicendo che gli ospiti e gli abitanti di questo territorio meritano una sanità affidabile e “per fare questo, dobbiamo per prima cosa ripristinare la legalità, che rimane il problema principale sul nostro territorio”. Parole sussurrate, piccoli ammiccamenti. Bisogna ripristinare la legalità. Il sen. Magorno, nella sua interrogazione, vuole invece “chiarimenti sulla gestione dei progetti da parte del Comune capofila di Praia a Mare e sulla legittimità delle modalità di regolazione, alquanto singolari, dei rapporti finanziari con gli altri enti appartenenti all’Ambito Territoriale Ottimale – Distretto Socio Assistenziale di Praia-Scalea”. Pare che ognuno voglia alludere a scheletri nell’armadio dell’altro. 

È una lezione vecchia. È la lezione di Andreotti. Se tutti hanno segreti, tutti sono controllabili e ci si garantisce a vicenda perché se tu spifferi il mio, io spiffero il tuo. L’importante è non restare fuori dai grandi giochi come le regionali e non arrivare tardi perché avere i segreti degli avversari significa avere della merce da offrire al candidato in cambio di un posto. In periodi di interregno come questo, nel quale tutti stanno sul chi va là, queste tecniche, di solito addolcite e rese eleganti, si fanno plateali. 

Sia chiaro, questi messaggi sibillini non sono una prerogativa né un’invenzione dei due sindaci; tanto per fare un altro esempio Roberto Occhiuto, fratello del sindaco di Cosenza, mesi fa in una polemica con l’on. Morra alludeva al figlio di quest’ ultimo con hashtag allarmanti #altrocheAntimafia #clanMuto #tirrenocosentino #Gangisrl #Samuele. E in questo caso è anche peggio.

Ma forse una cosa positiva c’è in questa diatriba. Richieste che per anni sono rimaste inascoltate da parte di cittadini, attivisti e giornalisti provengono dalle stesse istituzioni. Ci uniamo al desiderio di ripristinare la legalità avanzato dal sindaco Praticò e alla richiesta di chiarimenti del sindaco Magorno. Ma magari serviranno a scoprire che non c’è niente da chiarire