Riceviamo e Pubblichiamo

Mentre il raffazzonato attentatore africano li minacciava, tra tutti i bambini terrorizzati, alcuni hanno saputo reagire per salvare le loro vite.

Il primo ad essere intervistato, Riccardo “il biondo”, è palesemente italiano, se non addirittura un “meneghino doc”, come pure è italiano Nicolò, che si è addirittura offerto come unico ostaggio; altri due, di quelli nominati dai giornalisti, sono (presumibilmente) nordafricani.

Soffermarsi sulla nazionalità di uno o più di questi ragazzini svegli non avrebbe avuto alcun senso, perché hanno fatto quello che dovevano fare. L’essere italiani, africani, cinesi, messicani, non fa alcuna differenza se stanno per ucciderti e tu, giustamente, reagisci in un qualche modo, salvando te stesso e i tuoi compagni di sventura.

Meritano tutti di essere ringraziati e onorati da parte degli altri, dalle famiglie e dalle autorità. Punto.

L’appartenenza etnica dell’attentatore, invece, merita di essere sottolineata ed è assolutamente rilevante, perché rappresenta l’unica costante motivazionale dell’attentato stesso nella babele di dichiarazioni contrastanti che il soggetto, l’avvocato e i giornalisti (incompetenti o complici?) hanno rimestato in ogni modo nel corso di appena due giornate.

Tutto il resto è flatus vocis, con due eccezioni:

– chi pretende di giustificare o scusare l’attentatore per un evidente disagio causato da un clima politico ostile (che spesso coincide con chi invoca la forca per soggetti che hanno fatto lo stesso a danno di africani o islamici… magari anch’essi “per via di un clima d’odio”?).

– chi, approfittando della nazionalità (vera? presunta?) di uno o più del gruppetto di bambini che è riuscito a reagire e a chiamare i Carabinieri, ciancia ancora di Ius Soli o di concedere la cittadinanza italiana come fosse il premio di un quiz a punti.

Queste due eccezioni non sono fuffa: sono criminalità, antisocialità e tradimento incarnato, e vanno ad aggiungersi al conto chilometrico che sta per arrivare alle grasse tavole di questi gran signori e gran signore, mangiatori di morte a spese della Nazione e del mondo intero. Paragonare costoro ad avvoltoi o a iene è una offesa a questi utilissimi, per quanto forse non bellissimi e rassicauranti, animali.

A quanto pare il ragazzino egiziano avrà concessa in anticipo quel piccolo pezzo di carta che mette sullo stesso piano un po’ tutti: chi passa di qua per qualche lustro della propria vita, rispettando (forse) qualche minimo principio di convivenza borghese, con chi ha in Italia radici secolari o millenarie.

Non solo: l’intera vicenda, invece di mettere in luce i pericoli e l’insita follia di una società forzatamente multietnica, ha rilanciato, nella post-sinistra terminale, elettoralmente e socialmente estinta – eppure ancora capace di influenzare la gran parte dei mezzi d’informazione di massa – l’idea malsana dell’introduzione dello Ius Soli, vale a dire una cittadinanza automaticamente concessa a chiunque nasca in Italia.

Un secondo attentato: oltre che al Diritto e all’identità nazionale, prima di tutto, un attentato all’intelligenza e alla facoltà di saper, di tanto in tanto, tacere, quando i fatti del mondo, quotidianamente, cozzano fragorosamente contro i propri preconcetti ideologici.

Dal canto nostro, se questa vicenda è per noi ormai da archiviarsi – per fortuna – nel tragicomico e nello scampato pericolo, non smetteremo nemmeno per un attimo della nostra vita e militanza di opporci alla barbarie dello Ius Soli e di una cittadinanza slegata dall’identità culturale ed etnica.

Azione Identitaria