Di Settimio Aló

Se risultati della tornata elettorale europea appena conclusa, hanno raccontato esiti di presunti desideri e speranze di rinnovo e cambiamenti, le comunali da par loro, si scostano notevolmente da questi standard, imponendo regole e principi strettamente territoriali, familiari, vincolati a indigenza, miseria, disagio, fame, penuria e povertà.

Dunque se lo spauracchio Salvini nell’ultimo mese ha descritto un’Italia obbligata a far sentire la sua voce in Europa in merito a questioni essenziali, sia politiche sia sociali, i nostri candidati a sindaco, specie quelli riconfermati, dai palchi confermavano il loro buon operato, reclamavano lavori ben eseguiti ribadendo la “non” opportunità di sterzate di governo che pochi frutti avrebbero garantito alla comunità. Fiumefreddo/Longobardi, paesi sulla via dello spopolamento, rappresentano chiaramente e palesemente gli esempi di come le collettività abbiano timore di cambiar colore, di come non conoscere cosa ci sia dietro l’angolo costringa ad accettare lo stallo, di come attività elettorali trasparenti o meno trasparenti, facciano accordare cervello e anima degli elettori su dove apporre la propria preferenza, sebbene in moltissime circostanze la scelta risulti di “pancia” e non di “cuore”. Tre liste nel borgo dell’artista Fiume dove tra la novità assoluta costituita da Antonio Giliberti, l’hanno spuntata i già noti Vincenzo Sansone e Rosario Barone. Anzi a spuntarla è stato quest’ultimo, con 915 preferenze contro le 840 del Sansone. Il nuovo primo cittadino, ex magistrato, dovrà immediatamente prender posizione su un saluto romano fatto da un suo candidato eletto dal balcone del municipio; saluto romano che per i più andrebbe sanzionato con l’immediata esclusione dell’eletto dal consiglio comunale. Barone dovrà inoltre chiarire gli interventi del sindaco uscente Gaudio, apparso in numerose foto della nuova compagine, visibilmente felice di questo risultato. Lo stesso Gaudio, aveva più volte ribadito di non spalleggiare alcuno, e che le voci che lo avrebbero visto tirar la volata a Barone, risultavano essere solo “chiacchere”. Ma se Atene piange Sparta non ride, o meglio se una parte dei Fiumefreddesi non manda giù il risultato, un’altra parte di cittadinanza, quella di Longobardi, non ride per la riconferma del duo Giacinto Mannarino Aurelio Garritano. Mannarino, al via di un terzo mandato consecutivo e vincitore, piaccia o meno, democraticamente ha rispedito al mittente tutti i dati snocciolati dall’avversario di sempre Nicola Bruno, andando a ricoprire la carica di sindaco, che a conclusione di questo quinquennio, vedrà questo inossidabile duopolio, Garritano Mannarino, presiedere la casa comunale di Longobardi da ben 25 anni.

Dato inequivocabile, da record nazionale o quasi, testimonianza autentica e pragmatica, di come il cambiamento spaventi, di come staccarsi da ciò che garantisca il minimo intimorisca e non incuriosisca, di come gli eventi e le criticità analizzate dal candidato Bruno da palchi e balconi, supportato da carte e diapositive, non abbiano fatto breccia in una parte di Longobardesi. Alcuni nostri territori, risultati a parte, non sono pronti alla svolta, non la amano, non la vogliono. Le ultime ore di campagna elettorale, sia a Fiumefreddo sia a Longobardi, cosi come raccontate da chi le ha vissute, oggi come ieri, sono degne di film horror, sequenze perfette dei film anni 70 del Franco Nero commissario di Milano, impegnato a dae la caccia e sgominare gang periferiche nate con lo scopo di promettere e dividere sulla parola, gli ultimi spiccioli rimasti. Storie di realtà compresse, storie di paesi, (da nord a sud nessuno escluso), agognanti e bisognosi; comunità legate a doppio filo ad una politica non sempre limpida che ha caratterizzato i ventenni che ci hanno preceduto. Vittorie democratiche e numeriche, sebbene un tentativo di cambio rotta e inversione tendenza nemmeno venga preso in considerazione. Forse quello scritto, è tutto sbagliato, ed i nostri paesi non rendendocene conto, sono floridi, rigogliosi, prosperi, sani, fruttiferi e lussureggianti, insomma di cosa stiamo parlando?