di Walter Manes, avvocato e docente di Diritto

In quel dì del ’46, gli italiani scelsero la Repubblica sulla Monarchia. Al referendum istituzionale votarono i cittadini maggiorenni (all’epoca 21 anni) e per la prima volta le Donne. Finalmente! Furono, poi, eletti, i membri dell’Assemblea Costituente (556) che scrissero la Costituzione. Roberto Benigni la definisce più bella del mondo e da Carlo Azeglio Ciampi la “Bibbia laica”.

Il blocco resistenziale ed antifascista si oppose alle bieche forze dell’oscurantismo e del conservatorismo, affermando con forza la Repubblica come essenza di democrazia. La Costituzione, pilastro fondante di tale impalcatura, poneva al centro i principi di libertà, uguaglianza e giustizia sociale. Il Paese era, tuttavia, in ginocchio. L’ Italia usciva dalla seconda guerra che aveva prodotto macerie, morte e miseria. Indispensabili furono gli aiuti dell’UNRRA (United Nation Relief and Rehabilitation Administration) e del Piano (del generale americano) Marshall. Si affermò una voglia di ripresa e di riscatto. Ciò avvenne con uno spirito unitario e si affemò in tutti i settori dell’economia delle scienze sociali e culturali e della stessa politica.

Tale spinta rigeneratrice attraversava gli anni ’60 con il boom economico e proseguiva negli anni ’70 con la nascita dello Statuto dei lavoratori (fautori Gino Giugni, Giacomo Brodolini) e successivamente con le battaglie per i diritti civili, Aborto e Divorzio. Pertini, primo socialista a ricoprire la carica di Presidente della Repubblica. Vennero, poi, gli anni bui del terrorismo, il delitto Moro sulle ceneri di un paventato compromesso storico (Dc-Pci). Gli anni ’80-’90 caratterizzati dallo stragismo di Stato e poi dalla stagione di Tangentopoli che coinvolgeva, in primis, i partiti di governo (pentapartito) ma anche, più marginalmente, talune forze di opposizione.

Si affermarono, poi, nuovi partiti post ideologici, alcuni dei quali nati anche in questi ultimi anni che hanno raccolto legittimamente il malessere dei cittadini e l’attenzione di un elettorato tradizionalmente legato ad alcuni partiti del ‘900. Tali forze politiche svolgevano un ruolo di “cerniera” tra le istituzioni e la società (Hegel) ed insieme ai sindacati erano un riferimento essenziale del Paese.

Oggi, nel ventunesimo secolo, come accadde già nel 1920 con la cosiddetta “Spagnola”, nasce il CORONAVIRUS (Covid 19). Una lotta tra il bene ed il male, già presente nel pensiero antico con Omero e nella filosofia contemporanea con Nietzsche. Questo virus ha superato pure gli autoritarismi e si è imposto come “Virus Sovrano” (prendendosi il Re la rivincita sulla Repubblica). Riveste ancora una posizione di Comando. Però, lo stesso, si COmbatte con una COscienza Collettiva, creando tra i cittadini uno spirito COllaborativo ed una COesione di intenti.

Tale Pandemia ha messo a nudo la fragilità delle società moderne, evidenziando una crisi irreversibile dell’ordine mondiale  e internazionale costituito. La svolta sarà la COstruzione di Ponti (come quello di Genova ideato da Renzo Piano), al fine di COllegare Paiesi, identità e culture diverse, abbattendo i muri dell’ignoranza. Limitare sì i COntagi ma non i COntatti. Ristabilire, infine, regole certe tra le Istituzioni, evitando sia la COnfusione di ruoli tra i vari organi dello Stato sia i COnflitti di attribuzione tra gli stessi organi (vedi TAR Calabria, conflitto Stato-Regione).

Insomma, occorre maggiore COOperazione e COllegialità tra le Istituzioni nella divisione di poteri e funzioni. I nostri Padri costituenti, Calamandrei, Nenni, La Pira, Togliatti, Einaudi, Terracini e ancora due donne di rilievo, Nilde Iotti e Lina Merlin, avevano previsto, a proposito delle autonomie locali, artt. 5-114 e seg., Cost., le REGIONI come Enti intermedi tra lo Stato ed i cittadini. Esse entrarono effettivamente in vigore solo nel 1970. Purtroppo, il bilancio di 50 anni di regionalismo ha dimostrato il fallimento di tali enti, basti pensare alla impennata della spesa pubblica ed alla drammatica situazione di alcuni servizi come la sanità.

Tuttavia, il 1970 sarà ricordato piacevolmente per un evento legato alla la storia calcistica del Paese, grazie alla memorabile vittoria dell’Italia sulla Germania per 4 a 3 con l’indimenticabile gol di Gianni Rivera ai Mondiali del Messico. L’impegno profuso dai vari Guarasci, Dominijanni, Principe e ancor prima da Misasi, Fausto Gullo e Giacomo Mancini, ha dato solo parziali risultati (Università della Calabria e Autostrada SA-RC, ecc. ecc.). Rimangono ancora irrisolte questioni legate alla disoccupazione giovanile ed all’attuale e serio problema dei rifiuti e il sottosviluppo dell’intera regione malgrado le numerose bellezze paesaggistiche e naturali (mare, monti, colline) ed enogastronomiche, con il turismo e l’agricoltura ancora in una fase embrionale.

Un nostro conterraneo, Giuseppe Antonio Arena, in “Ombre del giorno”, affermava con amarezza che la terra di Calabria è forse maledetta dal cielo. Ed aggiungo, a volte anche dagli uomini. A tal proposito una nota negativa e vergognosa è stata la legge regionale sui vitalizi approvata qualche giorno fa, in pochi minuti, dalla maggioranza e dall’opposizione all’unanimità. Reinserendo dei privilegi in  favore dei neo eletti a discapito della finanza pubblica e, quindi, degli ignari  cittadini colpiti da una grave crisi economica e pandemica che si è abbattuta come un cataclisma sul mondo intero e sulla regione Calabria, la cui economia era già fragile e sofferente.

Tale fatto è grave e offende e mortifica non solo i calabresi ma coloro i quali si sono spesi per affermare il pensiero meridionalista in un più ampio contesto nazionale. Basti pensare a Nitti, Villari, Rossi Doria, Salvemini, Giustino Fortunato il cui pensiero era Alto ed Altro.

E’ giunto il momento che Noi cittadini calabresi, nei confronti delle Istituzioni che, a vari livelli, pongono in essere comportamenti assai discutibili sul piano dell’etica pubblica, ci indigniamo squarciando quel muro di silenzio, a volte omertoso, e sollevando un urlo di rabbia, di orgoglio, di giustizia, di speranza e di libertà. Le persone libere ed oneste, che sono la stragrande maggioranza, devono profondere un forte impegno, un’ “Avanguardia” sia come singoli che  sotto forma di associazioni, già presenti o da costituire, in tutti i comuni per tenere alto il livello di confronto con le Istituzioni, favorendo la partecipazione democratica dei cittadini alle scelte più importanti delle comunità di appartenenza.

Ciò per favorire ed accrescere il bene comune e l’interesse collettivo, colmando, parzialmente, il vuoto ed il ruolo esercitato precedentemente ed in via esclusiva dai partiti, della cui effettiva e reale rinascita la società ne avrebbe bisogno. Considerato che la Pandemia causata dal Covid 19, su scala globale, ha evidenziato le criticità sopracitate e che da oggi in avanti nulla potrà essere come prima (riaffermare l’importante ruolo previsto dalla Costituzione della Sanità e della Scuola PUBBLICA, affrontare tematiche ambientali riducendo drasticamente emissioni di Co2) occorre fornire risposte straordinarie ad una fase economica-storica-politica-sociale straordinaria attraverso varie forme organizzative che si ritengono più opportune.

Certamente, superando barriere ideologiche conosciute nel secolo scorso, in ossequio a valori e principi sanciti inequivocabilmente nella Carta Costituzionale. Una cittadinanza attiva con un’azione sinergica, di persone appartenenti a tradizioni e culture diverse, radicate al nostro territorio ma che per diversi motivi (studio, lavoro) si trovano altrove, in Italia o addirittura all’estero. Logicamente le Istituzioni  sensibili dovranno essere interlocutori attenti ed ascoltare i reali bisogni dei cittadini, spesso estromessi dalla partecipazione alla vita pubblica. Ciò per evitare che l’apatia ed il disimpegno collettivo, unito alla rassegnazione possano prevalere. Attrarre, quindi, nuove e diverse energie positive, soprattutto critiche, necessarie ai processi democratici delle singole comunità.

In CONCLUSIONE, ritrovare lo spirito unitario che ha fatto grande l’Italia nella fase post bellica è ancora possibile. Nel rispetto delle idee altrui ma contrastando anche energicamente spinte egoistiche, “carrieristiche” e populistiche che danneggiano le città e le popolazioni. Perché, come dice Papa Francesco, “nessuno si salva da solo.”