di Francesco Cirillo

L’articolo uscì a mia firma il 23 marzo del 2015, su La Provincia, direttore Gabriele Carchidi. L’opposizione che faceva capo a Pascale e Savarese lanciò un allarme su quanto la maggioranza stava per approvare, avvertendo anche la Procura di Paola. Da allora niente si mosse. Santoro in qualche modo si è salvato, il senatore Magorno ha cercato di far cadere il Comune ma se l’è presa in quel posto e c’è chi resiste ancora. Quelli che non risultano essere nel libro paga di Santoro. Ecco l’articolo uscito sulla Provincia, ancora attuale, che ancora di più serve a far capire i grandi interessi esistenti attorno alla realizzazione o non realizzazione del porto di Diamante.

“Savarese e Pascale due membri dell’opposizione alla giunta piddina del dott. Sollazzo di solito non la mandano a dire e parlano chiaramente sulle cose del paese. Questa volta nel loro mirino la questione porto. In un comunicato diffuso alla stampa Pascale e Savarese fanno delle richieste precise al sindaco Sollazzo ma lanciano anche un appello alla Procura di Paola, richiedendone l’intervento adombrando situazioni di illegalità riguardo a come si sono espletate da parte della giunta Oliverio le pratiche per sbloccare l’intricata vicenda del porto. Savarese e Pascale parlano anche di poteri forti, di massonerie che controllerebbero l’iter del porto.

Così inizia il duro comunicato: Dopo l’annuncio della positiva definizione del parere ambientale sulla variante del porto, reso dall’On. Oliverio durante l’incontro intercorso con i cittadini di Diamante, il sindaco Sollazzo ha tenuto una conferenza stampa per fare il punto sullo sviluppo della vicenda e per informare gli amministrati sui tempi previsti per l’inizio dei lavori di costruzione del porto.

Dopo anni di sconcertante silenzio e dopo numerosi mesi di omertosa connivenza istituzionale con alcuni apparati pubblici a servizio del mal’affare, il sindaco ed altri esponenti della giunta cercano, da qualche settimana, anche con interventi sulla stampa, di fare bere ai cittadini l’amaro calice delle false argomentazioni con cui, tra qualche mese, serviranno a giustificare lo “status quo”, ovvero il fermo permanente dei lavori. L’anomala supina posizione attualmente esistente della Pubblica amministrazione evidenzia i molteplici illeciti interessi riconducibili alla società aggiudicataria della originaria “licitazione privata per l’affidamento in concessione dei lavori di ristrutturazione e completamento del molo ricovero natanti da diporto del comune di Diamante e della sua successiva gestione” e appalesa il senso del nodo scorsoio con cui la Regione Calabria e il Governo comunale ha strangolato l’anelito di conoscenza presente nel popolo Adamantino sulla questione che da anni, in violazione degli accordi contrattualmente stipulati, ha consentito il fermo dei lavori del porto senza che ci sia alcuna motivazione plausibile sotto il profilo tecnico, politico e amministrativo. Il tutto, a nostro avviso, ruota attorno agli interessi privati della ATI ICAD S.r.l..

In effetti bisogna dire, per onor di cronaca che tutte le amministrazioni che si sono succedute dal 2000 in poi sono state supine al privato Santoro, vincitore dell’appalto voluto da Nicola Adamo allora assessore ai lavori pubblici nella giunta Meduri. Santoro aveva solide amicizie a Cosenza a cominciare dai fratelli Gentile, al suo stesso fratello Giorgio, capo e Gran Maestro di una potente loggia massonica che sconfina fino alla Puglia.

Giorgio Santoro
L’appalto vinto da Santoro non prevedeva nella convenzione alcuna presenza in termini di quote societarie del Comune di Diamante, essendo il contratto fa Regione e privato. Quale sconsiderato avrebbe potuto mettersi in mezzo con il rischio di pagare penali ? E poi perché mettersi in mezzo se tutti sono favorevoli a questo porto ? Le ditte in lotta fra di loro, e cioè quella di Santoro e quella di De Maria, re della nautica nel Tirreno cosentino, hanno trovato da qualche anno un accordo e questo ha eliminato ogni tipo di opposizione. Anche l’altra opposizione nel comune, quella chiamata “Diamante Migliore” in gran parte fatta di giovani, vuole questo porto sorvolando sulle questioni di natura ambientale e allineandosi alle scelte dell’amministrazione in carica.

A nessuno, se non a qualche nostalgico ambientalista, interessa la scogliera, le correnti spezzate, la Posidonia e l’erosione che si sta mangiando le spiagge principali del paese. Tutti credono che questo porto porti sviluppo, e specialmente soldi alle vuote casse dei commercianti diamantesi, vera lobby elettorale contro la quale nessuno osa mettersi contro. Lobby che comunque rimpiangerà la vecchia gestione del porto, che almeno teneva fuori da ogni gioco i magazzini sottostanti che invece Santoro adibirà a bar, ristorante, edicola e chi più ne ha più ne metta compreso un servizio catering per i Yacth di passaggio. Cosa ne beneficerà il paese lo sapremo fra qualche anno se le cose andranno a buon fine. Quindi è la prima volta che un gruppo di opposizione si mette di traverso alla costruzione del porto, rischiando con questa denuncia di bloccare tutto.

“Per quanto ci riguarda,- continuava il comunicato – il gruppo consiliare “Diamante Futura” ha cercato di assumere un ruolo politico teso a rimarginare la profonda lesione sociale attualmente esistente tra quei cittadini che nella nostra comunità sono portatori di specifici interessi del mondo del lavoro e quella Pubblica amministrazione che finora ha partorito solo gli illeciti atti amministrativi che hanno determinato il blocco dei lavori di costruzione del porto, per favorire gli interessi privati dell’ATI ICAD Srl, contro quelli della comunità amministrata.I commercianti, i pescatori, gli operatori del mondo nautico sono sempre rimasti emarginati e isolati a causa della posizione di parte che alcuni potentati regionali e comunali hanno sempre tenuto in favore della ditta affidataria dei lavori di costruzione del porto e della sua successiva gestione. È utile rammentare come la posizione del sindaco Sollazzo e della sua giunta abbia tuttora il compito di garantire gli interessi della società concessionaria: interessi nati all’ombra del potente Assessore regionale ai Lavori Pubblici (Nicola Adamo, ndr) presente nella giunta di centrosinistra in carica al momento della pubblicazione del bando di gara e, successivamente, cresciuti sotto l’ombrello dell’assessore regionale ai Lavori Pubblici subentrante con l’avvento della giunta di centrodestra (Pino Gentile, ndr).

Per salvaguardare gli interessi patrimoniali dell’ATI ICAD Costruzioni Generali Srl e Diamante Blu srl tutti i sindaci che si sono succeduti nell’ultimo decennio hanno violentato e mortificato gli interessi della collettività adamantina accettando supinamente che specifici Uffici regionali, con i loro atti, determinassero ingiustificabili ed illecite procedure amministrative in favore dell’ATI ICAD Srl Diamante Blu srl. I responsabili di tali Uffici, in preda ad una sorta di delirante onnipotenza, si arrogano, tutt’oggi, il diritto di condizionare la vita democratica della nostra comunità, nella certezza di essere garantiti da caste e poteri forti che assicurano loro impunità”.

Qui l’opposizione adombra interessi della società con il Comune di Diamante. Interessi non meglio chiariti in quanto il dott. Santoro, almeno fino ad ora non ha realizzato alcuna idea diversa da quella di voler costruire esclusivamente il porto, chiaramente a fini direttamente personali ed economici. D’altra parte a lui il porto non costerà niente in quanto tutti gli interventi economi almeno sulla carta saranno a carico della Regione. Ed ecco da parte dell’opposizione “Diamante Furtura “ l’attacco alla massoneria.

“In Italia, non è la prima volta che soggetti facenti parte della massoneria, della politica o della magistratura si siano posti al servizio del malaffare, coprendo con il loro ruolo, anche istituzionale, atti illeciti messi in essere per soddisfare interessi di parte contro quelli collettivi. Nel caso che ci riguarda si potrebbe anche ipotizzare la presenza di interessi riconducibili a quell’ associazione dei calabresi, che spadroneggia in Italia e all’estero. Per non tediarVi oltre, vorremmo ora specificare sinteticamente perché trattasi di illecite determinazioni messe in atto per favorire l’ATI ICAD-Diamante Blu srl.

In modo autonomo ed autoreferenziale la ditta concessionaria dell’appalto dei lavori per la costruzione del porto di Diamante e per la successiva gestione, ha sospeso i lavori in corso “motu proprio”, arrogandosi il potere di presentare alla Regione Calabria una “perizia suppletiva e di variante migliorativa che, in violazione delle vigenti leggi sugli appalti pubblici, stravolgendo completamente il progetto originario aggiudicatario della licitazione privata esperita dalla Regione Calabria per realizzare esclusivamente “lavori di ristrutturazione e completamento del molo ricovero natanti da diporto del Comune di Diamante”, ha ridimensionato lo specchio d’acqua portuale, ha ridotto i posti barca originariamente previsti dagli elaborati tecnico-progettuali e ha previsto un incremento del finanziamento regionale di circa duemilionicinquecentomila euro per la ristrutturazione di beni immobili di titolarità comunale, posti ai limiti dell’area portuale interessata dalla progettazione aggiudicataria della licitazione privata.

Così facendo l’ATI ICAD Srl Diamante Blu srl ha messo in atto autonomamente ed autoritariamente, con l’avallo di alcuni specifici Uffici Regionali, una illecita perizia suppletiva di variante migliorativa che prevede un finanziamento aggiuntivo di € 2.500.000,00 tramite procedura negoziata senza pubblicazione di un bando di gara.

Ma c’è di più. Sia l’apparato politico regionale che quello tecnico, come se fossero servitori dell’ATI ICAD Srl, al fine di approvare l’illegittima perizia suppletiva proposta unilateralmente dell’ATI ICAD SRL-DIAMANTE BLU SRL hanno, per l’affidamento diretto dei lavori, messo in atto un’anomala procedura negoziata ai sensi dell’art. 57 comma 5 del D.lgs 163/2006. Tale affidamento diretto non solo non è previsto dalla legge ma è esplicitamente vietato nel caso che ci riguarda. Infatti l’art.57 che prevede la procedura negoziata senza pubblicazione di un bando di gara, al comma 5 testualmente recita: “Nei contratti pubblici relativi a lavori e negli appalti pubblici relativi a servizi, la procedura del presente articolo e’, inoltre, consentita:

a) per i lavori o i servizi complementari, non compresi nel progetto iniziale ne’ nel contratto iniziale, che, a seguito di una circostanza imprevista, sono divenuti necessari all’esecuzione dell’opera o del servizio oggetto del progetto o del contratto iniziale, purche’ aggiudicati all’operatore economico che presta tale servizio o esegue tale opera, nel rispetto delle seguenti condizioni:
a.1) tali lavori o servizi complementari non possono essere separati, sotto il profilo tecnico o economico, dal contratto iniziale, senza recare gravi inconvenienti alla stazione appaltante, ovvero pur essendo separabili dall’esecuzione del contratto iniziale, sono strettamente necessari al suo perfezionamento;

a.2) il valore complessivo stimato dei contratti aggiudicati per lavori o servizi complementari non supera il cinquanta per cento dell’importo del contratto iniziale;

b) per nuovi lavori o servizi consistenti nella ripetizione di lavori o servizi analoghi già affidati all’operatore economico aggiudicatario del contratto iniziale dalla medesima stazione appaltante, a condizione che tali lavori o servizi siano conformi a un progetto di base e che tale progetto sia stato oggetto di un primo contratto aggiudicato secondo una procedura aperta o ristretta; in questa ipotesi la possibilità del ricorso alla procedura negoziata senza bando e’ consentita solo nei tre anni successivi alla stipulazione del contratto iniziale, e deve essere indicata nel bando del contratto originario; l’importo complessivo stimato dei servizi e lavori successivi e’ computato per la determinazione del valore globale del contratto, ai fini delle soglie di cui all’articolo 28”.
Nella gara d’appalto preparata dal Genio civile marittimo non era possibile fare alcuna variazione alla progettazione pena decadenza del contratto. Ed ecco quindi la richiesta alla magistratura di intervenire.

“Quindi, l’approvazione della perizia suppletiva e di variante migliorativa presentata dall’ATI ICAD Srl- DIAMANTE BLU Srl deve essere revocata in autotutela, in quanto il richiamato art.57 comma 5 del D.lgs 163/2006 non è applicabile al caso in questione. Il popolo di Diamante vuole vivere e crescere nella legalità. Orbene, per evitare che il disegno illecito messo in atto congiuntamente da alcuni Uffici regionali e dall’ATI ICAD SRL-DIAMANTE BLU SRL, venga posto a compimento con grave danno patrimoniale dello Stato e con illecito vantaggio di privati, al fine di ripristinare la legalità violata con gli atti amministrativi emanati dalla P.A. per approvare la variante suppletiva e perizia migliorativa presentata dall’ATI ICAD Srl, il gruppo consiliare “Diamante Futura” CHIEDE

Che l’On. Presidente della Regione Calabria verifichi tramite l’apparato amministrativo a sua disposizione e/o con i mezzi che riterrà più opportuno, la legittimità dell’iter amministrativo messo in atto dagli Uffici regionali a seguito della richiesta dell’ATI ICAD SRL-DIAMANTE BLU SRL, per l’approvazione della variante suppletiva e migliorativa, presentata esclusivamente per esigenze del concessionario.

Che il Sindaco di Diamante, nella sua qualità di legale rappresentante del Comune destinatario e corresponsabile degli atti messi in essere per la realizzazione del porto, verifichi tramite l’Ufficio tecnico comunale, diretto dell’ing. Tiziano Torrano e tramite il Direttore Generale dell’Ente, se le norme utilizzate per l’approvazione della perizia di variante, con particolare riguardo all’applicazione dell’art.57 comma 5 del D.lgs 163/2006, siano da ritenersi congrue sotto il profilo tecnico-amministrativo.

Che il Segretario Comunale valuti se il contenuto della presente relazione sia meritevole di approfondimenti da parte dell’autorità giudiziaria e, nel caso affermativo, si faccia carico di quanto necessita per rappresentare le notizie “criminis” al vaglio della magistratura di Paola e di Catanzaro, competenti per territorio.

Forse sta per aprirsi un nuovo capitolo riguardo alla ventennale storia del porto di Diamante. Il blocco definitivo di un progetto distruttivo che le recenti erosioni costiere hanno dimostrato ampiamente quanto sia invasivo nell’ambiente naturale. Diamante deve scegliere fra il porto e le bellezze naturali, puntando sulla qualità del mare, sul Parco marino dell’Isola di Cirella, sull’archeologia e su un turismo di qualità che duri tutto l’anno piuttosto che quello caciarone e distruttivo che si verifica per due mesi all’anno”