Di Anton Giulio Madeo

In questi ultimi giorni è accaduto un fatto interessante e quasi nessuno se ne è accorto. Mi riferisco alle notizie che hanno circolato a proposito di un possibile cambio al vertice della polizia locale, col sindaco Stasi intenzionato a sostituire Arturo Levato con un poliziotto del vicino commissariato. Il fatto, in sé, potrebbe essere poco interessante, se non fosse utile a farci riflettere sui motivi di questa possibile scelta, sui quali, non essendoci al momento alcuna certezza, possiamo fare solo congetture, a cominciare da quella più intrigante, secondo cui Stasi, da sempre molto sensibile al fascino della legalità, vorrebbe una Polizia locale più moderna, quindi più impegnata a garantire sicurezza e controllo del territorio, per cui riterrebbe un questurino più adatto di Levato nel guidarla. E’ ovvio che si tratta di una nostra supposizione, che se fosse confermata ci spingerebbe a chiedere al sindaco se in questo nuovo corso della Polizia locale non ci sia ancora spazio per Levato, che così potrebbe mostrare le sue qualità prima di essere eventualmente rimosso perché “inadatto”, e spazio anche per i cittadini, che così avrebbero la possibilità di discutere, per la prima volta, di un progetto tanto innovativo quanto ambizioso in tema di sicurezza e legalità. Sarebbe un atto di buonsenso e coraggio, che scaccerebbe, dall’opinione pubblica, l’idea secondo cui dietro questo spostamento ci sia qualcosa di losco oppure una semplice manovra di palazzo, finalizzata a far la pelle all’attuale comandante, per consegnarla a qualcuno più vicino e più gradito all’attuale maggioranza che, ovviamente, lascerebbe la gestione del corpo più o meno com’è. Ebbene, come capirete, anche questa è una splendida occasione che la città offre al sindaco per elevare il livello del dibattito politico e porre così rimedio a due delle maggiori insufficienze della nostra classe politica: la prima è quella di non aver mai compreso l’importanza che ha o può avere in una città difficile e fuorilegge come la nostra un corpo di PM efficiente e attrezzato, magari con l’istituzione di un nucleo operativo e ambientale. La seconda invece fa riferimento alla possibilità che una Polizia locale che applica e fa rispettare le regole, com’è suo dovere, a ogni livello e senza fare sconti, e che garantisce la sicurezza, sarebbe utile per l’affermazione di una classe politica riformatrice, mentre metterebbe fuori gioco la vecchia classe politica, quella, per capirci, che ha creato la propria fortuna chiudendo un occhio se non due sulla impudente, sconcertante e diffusa violazione della legalità, essendo da sempre abituata ad acquisire e a conservare il consenso proprio attraverso una gestione clientelare e spesso mafiosa del potere. C’è poi una terza spiegazione. L’idea è che in questa città il rispetto delle regole interessi a pochissimi. Il nostro paradosso è che, a livello superficiale, c’è, da parte dei cittadini, un diffuso favore per la legalità. A un livello più profondo, invece, pur parlando sempre di regole, regole, regole, la gente di questa città, a stragrande maggioranza, è in realtà fuorilegge, vive tutti i giorni nella più completa e totale illegalità. E si ci trova a meraviglia. Continuano, invece, a essere in netta minoranza le persone che ritengono che il rispetto delle regole renda la nostra società più ricca e civile. Che i fuorilegge siano fortissimi in questo territorio è dimostrato, ad esempio, dalle furibonde reazioni che si scatenano tutte le volte che c’è qualche iniziativa concreta per la legalità, in cui è protagonista la Polizia locale, quali la demolizione di case abusive, le multe per i rifiuti abbandonati per strada o nei torrenti, la lotta all’evasione dei tributi comunali, le multe per le violazioni del codice della strada. Anziché assumere queste iniziative come un’occasione d’oro per rendere la città più vivibile, i fuorilegge denunciano le iniziative delle istituzioni come se fossero esagerate o messe in pratica da criminali. Perciò, cari lettori, rassegniamoci: la tanto predicata rivoluzione civile e culturale, in questo territorio si potrà fare solo quando saranno sconfitti i fuorilegge, i quali oltre a essere maggioranza nella popolazione, sono bravissimi nel presentare qualunque tentativo di riforma in direzione della legalità come una terribile catastrofe. Verrebbe da dire: amen e non parliamone più. Se non fosse che questo meccanismo, oltre a renderci tutti schiavi e incivili, ha bloccato la crescita economia e sociale del territorio, rendendoci anche pezzenti. Ecco perché se non vogliano che continui a bloccarla anche in futuro, quello della diffusione della legalità su tutto il territorio, attraverso una maggiore presenza della polizia locale, dovrà essere una delle priorità da assegnare alla nuova città e al suo sindaco. Vediamo chi ci sta, magari partendo da quel regolamento della Polizia municipale, approvato dalla seconda giunta Geraci, col quale si era introdotto, tra le altre cose e in tempi non sospetti, il poliziotto di quartiere. Se Stasi c’è batta un colpo.