Di Antonello Troya

A rischio i consiglieri comunali e i dipendenti che potrebbero aver causato il dissesto al Comune di Belvedere. Lo prevede la legge che ricalca le procedure in caso di default  economico-finanziario. A differenza di una impresa privata un comune deve garantire la continuità amministrativa. In casi di dissesto si crea una vera e propria spaccatura tra l’amministrazione che ha votato il dissesto e quella “controllata” dai commissari che subentreranno. Il Comune sarà così libero dai debiti, e libero anche dai crediti e dal suo patrimonio, che verranno ceduti per consentire la liquidazione. Il “pregresso” verrà estrapolato dal bilancio comunale e trasferito alla gestione straordinaria che si occupa della liquidazione e che ha competenza su tutti i debiti correlati alla gestione entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello dell’ipotesi di bilancio riequilibrato.

Nel momento in cui viene dichiarato il dissesto del comune, sindaco, giunta e consiglio restano in carica ma saranno coadiuvati da una commissione espressamente designata dal Ministero degli Interni. La commissione si occuperà del disavanzo pregresso, mentre all’’amministrazione in carica solo la gestione del bilancio “risanato”.

All’esecutivo Cascini saranno chiesti provvedimenti eccezionali per il risanamento attraverso l’adozione di un nuovo bilancio, basato principalmente sull’elevazione delle proprie entrate al livello massimo consentito dalla legge, vale a dire che tutte le tasse comunali (IMU, addizionale comunale, TARSU) saranno aumentate il più possibile fino ad arrivare al tetto massimo consentito dalla legge, basato, inoltre, sul contrasto all’evasione e sul contenimento di tutte le spese. A rischio anche i dipendenti comunali i cui saranno messi in mobilitàalienazione del patrimonio disponibile non strettamente necessario all’esercizio delle funzioni istituzionali, la destinazione degli avanzi di amministrazione dei cinque anni a partire da quello del dissesto e delle entrate straordinarie, la contrazione di un mutuo a carico del proprio bilancio.

Le conseguenze sugli amministratori sono limitate a quelli che la Corte dei conti avrà individuato come i responsabili del dissesto imputando loro i danni per dolo o colpa grave, nei cinque anni precedenti il verificarsi del dissesto finanziario. “Gli amministratori così riconosciuti responsabili – così recita il provvedimento -non potranno ricoprire, per un periodo di cinque anni, incarichi di assessore, di revisore dei conti di enti locali o di rappresentante di tali enti presso istituzioni, organismi ed enti pubblici o privati, quando, valutate le circostanze e le cause che hanno determinato il dissesto, si accerti che questo è diretta conseguenza delle azioni od omissioni per le quali l’amministratore è stato riconosciuto responsabile. L’interdizione temporanea dai pubblici uffici può essere considerata una sanzione accessoria ed automatica a quella principale della condanna patrimoniale”.