Cassazione ha recentemente confermato la correttezza della decisione del tribunale della libertà che aveva annullato il sequestro per equivalente disposto dal Gip presso il tribunale di Paola, in data 30 marzo 2019 nei confronti di Giacomo e Gino De Marco, rispettivamente di 59 e 30 anni, indagati del reato di auto riciclaggio e di altri fatti delittuosi nell’operazione denominata “Affari in famiglia”.

Il sindaco di Maierà ed il figlio, come è noto, sono stati coinvolti nell’operazione della Guardia di finanza per questioni inerenti le società imprenditoriali gestite.

La Corte di Cassazione ha emesso la sentenza nei mesi scorsi sul ricorso proposto dal Procuratore della Repubblica del Tribunale di Cosenza, nei confronti dei due imprenditori. Il difensore dei De Marco, avvocato Nicola Carratelli, ha concluso riportandosi alla memoria e chiedendo l’inammissibilità del ricorso o comunque il rigetto. La Cassazione ha deciso per il rigetto.

Il 24 aprile 2019 il tribunale della libertà di Cosenza, con propria ordinanza, aveva annullato il sequestro per equivalente disposto dal Gip del tribunale di Paola. Il tribunale della libertà, premesso che il sequestro per equivalente riguardava certamente la sola ipotesi di auto riciclaggio, ha ritenuto di accogliere il riesame reale proposto dagli indagati in quanto, nelle attività di affitto e cessione di azienda oggetto materiale del reato di bancarotta, non erano ravvisabili elementi concretamente idonei ad ostacolare la provenienza delittuosa dei beni. Nel ricorso, il procuratore di Cosenza evidenziava, invece, come: “gli indagati avevano posto in essere nel tempo diverse attività chiaramente dirette a svuotare il patrimonio della De Marco costruzioni s.r.l. attraverso la cessione dell’azienda di pertinenza della predetta avente quale oggetto sociale l’attività di costruzione dotata di attestazione per la partecipazione ad appalti pubblici che in un primo momento era stata concessa in affitto il 21 dicembre del 2007 alla Immobiliare costruzioni De Marco s.r.l..

Successivamente il medesimo ramo d’azienda era stato venduto il 28 ottobre del 2010 alla ditta individuale De Marco Giacomo che il successivo 1 giugno del 2011 lo aveva affittato alla Immobiliare costruzioni De Marco s.r.l. con contratto di 8 anni rinnovabile alla scadenza (prevista per l’1 giugno 2019) e tutt’ora in corso”. Secondo il ricorrente le “attività erano state simulate al fine di sottrarre l’intera azienda alla originaria società poi dichiarata fallita e risultata priva di cespiti e crediti attraverso operazioni di reimpiego nel circuito economico”.

La difesa degli indagati, L’avvocato Carratelli, ha chiesto l’inammissibilità o comunque il rigetto ritenendo: “l’insussistenza di un vizio di motivazione rilevabile nei procedimenti aventi ad oggetto i provvedimenti cautelari reali nonché l’infondatezza della eccepita violazione di legge, posto che la condotta punibile a titolo di auto riciclaggio richiede la concreta attitudine ad impedire l’identificazione dell’origine delittuosa di un bene e non può identificarsi nella semplice utilizzazione di un bene distratto dal fallimento” occorrendo un “elemento aggiuntivo” denotante l’attitudine simulatoria

Di Matteo Cava