Di Saverio Di Giorno

Il Coronavirus ci insegna una cosa: “l’informazione non è conoscenza”. Questo insegnamento, sempre più valido, molti giornalisti sembrano non averlo recepito. Wikileaks, i Panama Papers ci hanno vomitato addosso milioni di dati e informazioni; hanno aumentato la nostra conoscenza? Sapere, anzi, avere la conferma che probabilmente tutti i ricchi e i potenti hanno flussi di denaro riciclati e incrociati, cosa ha cambiato? Nulla, in verità.
Ecco, avere i numeri di contagiati, morti, guariti o peggio le classifiche delle nazioni cosa ci fa sapere sullo stato delle cose, della malattia? Ancora, nulla. La conoscenza sta nell’analizzare, collegare e dare un quadro coerente alle informazioni, ai dati. Trovare una regola che li spieghi, questo è compito della statistica.
Il prof. Ignazio Drudi è un ordinario di statistica all’Università di Bologna. Da qualche giorno, sul suo profilo fb ha iniziato a pubblicare delle sue elaborazioni di dati, cercando un modello. Pro veritate et ratio, per la verità e la ragione. Così dice. Premettiamo, ogni modello è come una cartina, una semplificazione. È fatto per essere falsificato. È come una scala che ci serve per salire un po’ più in alto e guardare meglio, ma una volta che si va in alto si vedono nuovi dettagli, il mondo appare più complesso e quindi servirà un nuovo modello più sofisticato. Ad ogni modo ci si prova, invece di spargere panico e irrazionalità. Anche la discussione e gli spunti di riflessione sono meglio del brancolare nel buio.


E allora, vediamo quali sono questi spunti di riflessione. Le elaborazioni sono sulla base del sito worldmeters.info che fornisce contagiati, guariti e morti per ogni nazione. E già qui c’è un inghippo: se è vero, ci dicono i virologi, che l’incubazione del virus dura 14-20 giorni, allora contare insieme guariti e morti è sbagliato, perché magari oggi stanno guarendo (o morendo) i contagiati di 14 giorni fa. È come contare due volte le persone. Questo significa che tutti i tassi sarebbero sovrastimati.
Questo tanto per cominciare e fidandoci dei dati che arrivano dalle nazioni. Perché bisogna sottolineare e questo non c’è bisogno che lo faccia un prof., che ogni nazione ha sistemi di conteggio, sanitari e di rilevazione diversi e non tutti sono di ottima qualità, ecco perché fare classifiche tra le nazioni è inutile. Non solo, ma se proprio si volesse farle bisognerebbe farlo in percentuale al numero di controlli (o tamponi se si vuole) che sono stati fatti. Come dire, se la cerchi una cosa la trovi altrimenti no. Altra cosa interessante su cui riflettere è che la misura della velocità del contagio dovrebbe tenere conto della densità di popolazione: è più facile che si propaghi in un territorio “piccolo” e molto popolato che in zone vaste e senza abitanti. Questo sarebbe utile anche nelle classifiche e nei confronti.
Probabilmente, parole e tecnicismi sono meno comprensibili di grafici e allora sarà il caso di guardarne un paio, frutto delle elaborazioni del professor Drudi, resi pubblici sul profilo facebook. Il primo riguarda il tasso di crescita della malattia. Questo per sottolineare come i valori numerici dicono poco della realtà che è diversa: il tasso di crescita sta rientrando.

E poi si arriva al risultato più interessante dei ragionamenti. Il modello vero e proprio. Utile a fare previsioni. E tanto per essere chiari: il ritmo esponenziale non esiste per nessun fenomeno naturale. Sarebbe catastrofico. Generalmente, c’è sempre una crescita, un picco e una fase calante.

L’elaborazione è stata fatta il 4 marzo. E il 5 marzo i dati effettivi hanno confermato quelli previsti. Una piccola prova di falsificabilità è superata quindi. Il modello prevede un picco questo fine settimana e poi una fase calante fino al 15-20 marzo. In realtà più che sui dati, bisogna concentrarsi sull’andamento e cioè: anche se non sarà a breve il numero di contagiati non dovrebbe crescere ancora significativamente perché siamo intorno al picco. Ovviamente, come si è detto ogni ragionamento si può fare sulla base delle conoscenze e delle condizioni attuali-Chi può dire se il virus muta, oppure sarà scoperto altro su questo virus…
Allora perché varare misure così drastiche se la situazione non è così apocalittica? E questo è il punto. Le misure di contenimento evitano che ci si ammali tutti contemporaneamente per evitare che gli ospedali collassino. Questa è la ragione fondamentale. I tagli alla sanità hanno le loro conseguenze.
La vera questione non è se il modello è esatto o meno perché il bello di avere un’ipotesi non è solo avere una regola che permette di capirci qualcosa e poter agire di conseguenza, ma anche di poter verificare se è giusta o sbagliata. E anche se è sbagliata sapremo comunque qualcosa in più ovvero è che bisogna cercare altrove. Insomma sempre meglio provarci che no.
D’altra parte, cosa fa l’uomo se non il cercare continuamente di trovare una regola e una legge che regola il caos intorno e nella vita e adattarsi d’accapo ogni volta che si accorge che aveva sbagliato? Questo ci rende uomini e permette una convivenza. Togliere questo significa brutalizzare l’esistenza, lasciarla nel buio e renderla (in questo caso davvero), più vulnerabile e indifesa. Bisogna chiedersi, chi guadagna dal caos? Dal dare ossessivamente conteggi senza analisi. Abbiamo il dovere di fare tentativi, anche se non possiamo essere sicuri di nulla, nemmeno della paternità della frase “l’informazione non è conoscenza”. Frank Zappa o Albert Einstein?

Saverio Di Giorno