Di Antonello Troya

Avviso di conclusione indagini per gli indagati dell’operazione “Katarion”. Era il 10 marzo quando il Gip. di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, a firma di Nicola Gratteri, diede il via alle ordinanze di custodia cautelare, nei confronti di 48 soggetti, indagati, a vario titolo, dei reati di “associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti; produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti; estorsione, tentata e consumata, aggravata dal ricorso al metodo mafioso; detenzione illegale di armi da fuoco”, nell’ambito delle investigazioni relative ad un’organizzazione criminale operante sotto l’egida della storica consorteria mafiosa “Muto” di Cetraro. Dieci di loro finirono in carcere otto ai domiciliari e 15 obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria.

Una operazione che colpiva il clan Muto e che seguiva le altrettanto importanti operazioni “Frontiera” e “Murales”. L’obiettivo era la riorganizzazione del gruppo criminale e l’approvvigionamento di grandi quantitativi di droga per le piazze di Scalea, Santa Maria del Cedro, Belvedere Marittimo, Diamante, Buonvicino, Guardia Piemontese e Cetraro. Durante l’operazione fu scoperto anche un bunker.

L’operazione prese il nome da una zona di Cetraro, un promontorio denominato appunto Katarion e partì dalla denuncia di una donna anziana preoccupata per le sorti del nipote, drogato e anche spacciatore.

Come si ricorderà a seguito dell’operazione antidroga la criminalità rispose pochi giorni dopo con colpi di pistola sparati all’autovettura del maresciallo D’Ambrosio comandante della stazione dei carabinieri di Cetraro.