Ci sono ospedali in Calabria dove i soldi pubblici arrivano e poi non si sa dove vanno a finire.
Reparti fatiscenti, attrezzature mancanti, ascensori fuori uso che costringono gli operatori del 118 a trasportare a mano i pazienti da un reparto all’altro. E’ la situazione di alcuni “ospedali da incubo” della Calabria raccontata da Gaetano Pecoraro nei suoi servizi.

Questi ospedali ricevono denaro pubblico, alcuni anche due volte la cifra che riceve un ospedale di Milano che garantisce invece il doppio dei posti letto. Consolato Campolo aveva il compito di combattere questi sprechi e in nove mesi di operato alla guida della sua task force era riuscito già a fare molto. Una notte però, dopo una cena muore d’infarto nonostante non avesse mai avuto problemi al cuore.

Una morte strana che lascia aperti molti dubbi, tra cui l’ipotesi terribile che possa essere stato avvelenato.

Soprattutto se si specifica chi era Consolato Campolo, di fatto l’uomo a capo della task force che aveva l’obiettivo di porre fine una volta per sempre all’immane quantità di sprechi che caratterizzano la sanità della provincia di Reggio Calabria. Si parla di commesse milionarie, fondi pubblici che finiscono spesso e volentieri nelle mani sbagliate, un vero e proprio business che Campolo era fermamente intenzionato a spezzare con l’aiuto di un piccolo ma coraggioso team che delle tante pressioni esterne aveva deciso di non curarsi. Tornava a casa, Consolato Campolo, e alla moglie diceva fiero:”Guarda, oggi ho fatto risparmiare un milione di euro”. In breve, aveva scoperto che i pagamenti venivano effettuati due, tre volte, e aveva trovato il sistema per far emergere tutti questi sprechi. Poi però, è sopraggiunta la morte.

CONSOLATO CAMPOLO MORTO AVVELENATO?

Era andato a cena fuori Consolato Campolo, con la moglie che chiarisce come questa fosse già di suo una particolarità, una stranezza. Rientrato a casa, però, l’uomo inizia a sentirsi male e corre in ospedale. I sintomi sembrano essere quelli di una cattiva digestione: gli esami del sangue sono perfetti, Consolato vomita e poi dice di sentirsi meglio. Passano pochi minuti, però, e va in arresto: un infarto non gli lascia scampo. Che cos’è successo? Si è trattato di una morte naturale o Consolato Campolo ha pestato i piedi sbagliati? Sono in molti, dalla moglie fino alle persone che credevano nel suo lavoro, coloro che in nove mesi di fatica stavano vedendo le cose finalmente cambiare, a credere che questo “servitore dello Stato” sia morto avvelenato. Da chi? Quando si parla della Calabria può risultare immediato il collegamento con la ‘ndrangheta, ma in questo caso non ci sono certezze.

Solo le stranezze e i dubbi di una moglie che parla di un vomito nero, di un collega che riferisce di aver visto il corpo scuro in obitorio, quasi fosse invaso di sangue. La domanda è una, adesso: perché non è stata svolta l’autopsia?