La Corte d’assise di Catanzaro ha rigettato la richiesta della Regione Calabria di costituirsi parte civile nel processo per l’omicidio di Matteo Vinci, il biologo 42enne ucciso a Limbadi il 9 aprile del 2018 da una bomba collocata sotto l’auto sulla quale viaggiava insieme al padre Francesco, rimasto ferito in modo grave. La decisione é stata motivata col fatto che l’istanza é stata presentata oltre i termini di legge. Rigettata con la stessa motivazione anche la richiesta analoga presentata dal Comune di Limbadi. Imputati nel processo sono Rosaria Mancuso, il marito, Domenico Di Grillo, la figlia Lucia ed il marito di quest’ultima, Vito Barbara.
“Oggi abbiamo subito questo ennesimo schiaffo. Esprimiamo grande rammarico per quanto é accaduto”. Lo ha detto l’avvocato Giuseppe De Pace, legale della famiglia di Matteo Vinci, morto a causa dello scoppio di una bomba collocata sotto l’auto sulla quale viaggiava insieme al padre Francesco, rimasto ferito in modo grave. “Desideravamo fare – ha aggiunto De Pace – un fronte unico con le istituzioni e le associazioni, come Libera, che è del tutto assente, ma la colpa di quanto accaduto non è nè della Corte, né delle parti offese, ma della sciatteria e della superficialità di chi ha presentato in ritardo le richieste di costituzione di parte civile. Oggi in questo processo siamo soli”.