Poco meno di due anni fa, a dicembre del 2017, la procura di Paola mise a segno l’operazione Matassa, che viene continuata oggi con l’interdizione dalla professione per cinque commercialisti e un ulteriore sequestro di beni per oltre 3 milioni.

Si tratta di  A. P. (45 anni); R. R. (58anni); L. G. (46 anni); C. M. (54 anni); M. G. C. (64 anni)

L’operazione Matassa fece luce su un’associazione a delinquere con base a Praia a Mare e ramificazioni in tutta Italia accusata di truffa allo Stato. Furono arrestate 14 persone. Nel vortice dell’inchiesta finirono anche i famosi Aquafans di Praia a Mare e Acquapark di Torremezzo di Falconara, sequestrati insieme ad altre 22 società. Per esse le Fiamme Gialle rilevarono evidenti discrasie dei dati inerenti acquisti e vendite, desunti dalle dichiarazioni annuali Iva, con quelli delle uscite e delle entrate desunte dalle indagini finanziarie, che evidenziavano la inconciliabilità delle stesse. Dette società, in effetti, avevano saldi dei conto correnti vicini allo zero.

La Finanza aveva evidenziato “un ampio disegno criminoso posto in essere dagli indagati. Il fine era la costituzione, amministrazione e gestione di un gruppo formato da 24 società riconducibili per rapporti di rappresentanza legale, di lavoro e partecipazioni sociali ai medesimi soggetti. Ovvero ai tredici indagati che figurano di volta in volta alternativamente quali amministratori, soci o legali rappresentanti dichiarando altresì in diversi casi la medesima sede legale”.

Un giro d’affari stimato in 33 milioni di euro veramente enorme. Emergeva dall’attività di indagine che “la costituzione, gestione e amministrazione delle 24 società fosse finalizzata, attraverso òa rappresentazione in contabilità di costi gonfiati e fittizi, alla predisposizione solo cartolare e quindi non reale di rilevanti crediti Iva maturati attraverso operazioni apparenti tra le società riconducibili al gruppo”.

Il fine? Compensazioni erariali e contributi previdenziali che naturalmente sarebbero state indebitamente percepite. Gli investigatori della Finanza hanno incrociato le dichiarazioni Iva acquisite dalle banche dati con le analisi dei dati finanziari forniti dagli istituti di credito. Ne è seguito l’accertamento. E’ stato appurato che il meccanismo delle illecite compensazioni veniva attuato tramite l’invio di modelli F24. Ed è per questo che sono emerse le gravi responsabilità dei commercialisti, che oggi sono stati interdetti dalla professione. Sono stati loro a rendere possibili questi raggiri e oggi sono stati smascherati dalla procura di Paola. 

Fonte ed articolo su iacchite’