Riceviamo dal nostro lettore che ci chiede di restare anonimo

“Le scrivo da padre di famiglia: il 31 gennaio 2019 finirà il mio contratto con un noto call center della zona e vedendo ciò che accade a Crotone, ed avendo io lavorato in quest’azienda per 20 mesi, per direttiva del decreto dignità, al 99 % non sarò stabilizzato, pur essendo stato assunto attraverso l’obbligo previsto dalla legge 68/99 per le categorie protette.

Per 20 mesi questa società ha ricevuto gli sgravi e gli incentivi come tutte le altre.

Ho due bambini di 4 e 2 anni e anche se la mia retribuzione non sia così elevata mi permette di dare a loro principalmente, ed alla mia famiglia, ciò che un padre deve dare. Il mio messaggio è anche un semplice sfogo perché tutto cambi… e lotto per non essere più calpestato come lavoratore ma soprattutto come disabile e ciò che fa più male è la mancata possibilità di poter fare qualcosa affinché questo non accada.

L’azienda ha parlato nel suo comunicato di flessibilità di commessa di durata inferiore ad un anno dai committenti senza però citare i vari contratti da stagisti e a progetto che le permettono di attutire queste flessioni.. credo sia un po ingiusta la sua valutazione della situazione. Il decreto ci permette di essere delle persone e non dei numeri, persone che hanno una vita, una famiglia da portare avanti. Cerchiamo, visti i tempi, di mettere a disposizione dei nostri figli i mezzi per costruirsi dei sogni ed un futuro.

Da 10 anni lavoro in questo settore con aziende come Blue Call, Future srl ed Infocontact srl, prima di questa e conosco bene questo mondo… tra rinnovi, proroghe e mancati rinnovi, agenzie interinali, bracci di azienda… mi cred, a un certo punto ci si stanca pure. Ma non si può mandare tutto all’aria perché a pagare non sarei io ma la mia famiglia.

Vorrei come dicono in tanti cullarmi del reddito di cittadinanza ma non ne sono il tipo e non ho paura di affrontare il mondo del lavoro perché non è affatto vero che non abbiamo voglia di lavorare, è solo che il lavoro ormai da tempo non è più un diritto ma un mezzo di veicolazione di escamotage burocratici al ribasso di costi.
In certe dinamiche e in certe valutazioni dovrebbe entrare anche il fattore umano, quel fattore che il decreto di oggi vorrebbe inserire nei bilanci delle piccole e grosse società.

Sempre grato per le opportunità datemi, comunque ed in ogni caso, ringrazio ..“

(Lettera firmata)