Di Antonello Troya

Si apre un nuovo fronte nell’inchiesta “Re Nudo” che vede coinvolte 93 persone tra funzionari dell’Asp, titolari di aziende e professionisti. Il giudice Maria Grazia Elia ha dichiarato inutilizzabili parte delle intercettazioni disposte nell’ambito di una serie di accessi autorizzati. Documenti inseriti nel processo penale “Plinius” della Dda di Catanzaro. E il codice di procedura penale, come ha stabilito la stessa Cassazione, indica il divieto di utilizzazione dei risultati delle captazioni in procedimenti diversi da quelli per i quali le stesse sono state autorizzate. “La disciplina di utilizzabilità delle intercettazioni – si legge nel dispositivo – afferisce alla diversità dei reati e non alla diversità dei soggetti concorrenti nel medesimo reato, non richiedendosi per l’autorizzazione che gli indizi di reato siano individualizzati, in quanto i presupposti per le intercettazioni sono riferiti all’esistenza del reato e non alla responsabilità dei singoli concorrenti”.

La inutilizzabilità delle intercettazioni era stata sollevata alla Suprema corte di Cassazione dai legali di Eugenio Vitale, Francesco Liserre e Carmelina Truscelli. Ricorso accolto e che ha messo in discussione l’intera struttura accusatoria della Procura paolana. Nella giornata di oggi buona parte dei legali hanno potuto godere della decisione della Cassazione e vedere alleggerita la posizione dei loro assistiti.

Moltissime le intercettazioni inutilizzabili, altre invece sono a sostegno dei capi d’accusa. La partita dunque è ancora tutta da giocare.

LA STORIA

I carabinieri di Scalea, lo scorso 25 febbraio, hanno notificato la chiusura indagini a 92 indagati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Re Nudo”. condotta dalla Procura di Paola. Una complessa attività investigativa originariamente di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e successivamente trasmessa alla Procura guidata da Pierpaolo Bruni. Una indagine partita da una serie di intercettazioni e investigazioni sotto l’egida della Dda di Catanzaro e conclusasi nell’operazione “Plinius”.

Una serie ci legami tra politica e criminalità organizzata. Un presunto sistema di corruzione nella sanità pubblica del Tirreno cosentino. In pratica all’interno dell’Asp di Diamante si sarebbero consumati una serie di reati durante le sedute di commissioni per l’accertamento dell’invalidità e dell’handicap; reati commessi nell’ambito dell’attività di rinnovo delle patenti di guida; illeciti in materia di visite necroscopiche.

Tra gli arrestati anche l’ex sindaco di Scalea, Mario Russo, nel suo ruolo di presidente della commissione esaminatrice.

Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di concussione, corruzione, associazione per delinquere, falsità materiale e ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata, induzione indebita a dare o promettere utilità.