Di Francesca Lagatta

La Calabria, come testimoniano i dati Istat, è il fanalino di coda anche nella classifica della spesa per i servizi sociali stimata in appena 22 euro a residente, a fronte dei 116 della media nazionale e dei 517 della provincia di Bolzano.

Significa che i Comuni della Calabria, che decidono autonomamente la ripartizione dei fondi, spendono poco, ad esempio, per i servizi alle famiglie, ai minori, agli immigrati, contro le dipendenze e persino per l’assistenza domiciliare ai disabili gravi. Così i disagi aumentano, di pari passo alla povertà e all’angoscia delle famiglie calabresi.

Mamme indispensabili

A testimoniare l’inefficienza dei Comuni calabresi c’è l’associazione “Mamme indispensabili“, nata con l’intento di dare voce alle persone disabili e alle loro famiglie. L’associazione ha sede privata a Fuscaldo (perché il Comune non trova spazio pubblico da assegnarle) e da tempo porta avanti la battaglia dell’assistenza scolastica e domiciliare di alcuni ragazzi del posto.

Natalina, disabile grave, abbandonata dalle istituzioni

Tra le tante storie, c’è anche quella di Natalina, fuscaldese di 20 anni, malata da quando ne aveva 3 a causa di un tumore al cervello. Grazie alla lunga radioterapia la neoplasia sparisce, ma gli effetti delle radiazioni sono devastanti, tanto che da ormai da tempo la giovane vive in uno stato di semi incoscienza e dipende totalmente da sua madre. Fino al giugno scorso, la famiglia poteva contare sull’assistenza domiciliare garantita dal Comune di residenza, che consisteva in 3 ore al giorno per 3 giorni alla settimana. Un piccolo sollievo, che consentiva ai famigliari di staccare di tanto in tanto la spina prendendosi del tempo per sé o di sbrigare altre faccende.

Poi, di colpo, il servizio viene sospeso perché non ci sono più fondi disponibili. Stella Marcone, presidente di “Mamme indispensabili”, prova in tutti i modi a riattivare l’assistenza, ma dal Comune fanno sapere che la richiesta è stata inoltrata all’Ambito Territoriale Ottimale Distretto Socio Assistenziale di Paola-Cetraro, capofila nella distribuzione ai Comuni dei fondi per il sociale nella zona del basso Tirreno cosentino. Ma il distretto dell’Asp ha meno soldi del Comune di Fuscaldo ma tira fuori un’idea dal cassetto: finanziare l’assistenza domiciliare con vecchi fondi altrimenti inutilizzati.

Un’ora di assistenza a settimana

Sembra fatta, ma non è così. Con quei soldi, l’Asp può garantire una sola ora a settimana di assistenza, le domande sono moltissime, e di fatto non sa nemmeno quando partirà il progetto. Ma se anche dovesse andare in porto, fanno notare i genitori dei ragazzi disabili, 60 minuti non basterebbero nemmeno per i saluti. «Per quanto mi riguarda – ha detto Stella Marcone – mi sembra un provvedimento del tutto inutile. Mi sembra veramente una presa in giro».

«Deve intervenire il Comune di Fuscaldo»

Ma la presidente di “Mamme indispensabili” non si rassegna e e chiede giustizia: «E’ il Comune che deve farsi carico dell’assistente domiciliare di Natalina, anche attraverso il servizio civile, non è possibile che non ci siano persone disponibili a passare qualche ora a casa sua». Ma il Comune di Gianfranco Ramundo resta impassibile, l’Asp procede a rilento. Natalina, nel frattempo, si arrangi come può.

 

Da LaCnews