Di Saverio Di Giorno

Ogni tanto bisogna decifrare il politichese. Per capire quale sia la vera posta in gioco in queste elezioni e quale sia il campo di battaglia, bisogna prendersi la briga di farlo. E il centrodestra non è in lotta con il centrosinistra. Sa già di aver vinto. Il centrodestra è in lotta con sé stesso.
È una cosa che in parte si poteva leggere tra le righe già qualche tempo fa e qualche ipotesi azzardata è stata avanzata in un articolo “Liste: la resa dei conti è stata solo rimandata”. Ma le ultime dichiarazioni di Salvini e quello che succede sui territori lo rendono lapalissiano e confermano quelle ipotesi.
La ricucitura dentro il centro destra è solo una finzione anche mal riuscita. Salvini ultimamente è stato chiaro: vuole essere il primo partito in Calabria. Non gli frega assolutamente nulla del risultato del centrodestra. Interessa il suo risultato personale, quello che ha garantito ai suoi interlocutori. Bisogna scendere più nel dettaglio e tutto appare più chiaro. Per tutta una prima parte Salvini ha snobbato una certa classe politica di centrodestra. Del vecchio centrodestra come dice lui. Sicuramente era un’operazione di facciata per entrare al sud, ma c’erano stati anche dei risvolti pratici. Poi però al momento serio, Berlusconi ha imposto Jole Santelli, la vice-dissesto di Cosenza tanto vituperato da Salvini. Ha dovuto inghiottire il boccone amaro con tutto quel che ne segue nella base del partito. Sarebbero addirittura 400 i dissidenti che si sono visti imporre nomi e candidature oltre a quella della Santelli.
I re delle preferenze sono stati preferiti agli altri. E questo è il punto. Sono stati imposti. C’è un sistema di potere e di gestione della cosa pubblica che sta andando naturalmente in malora. È il sistema che spostava finanziamenti pubblici tramite tecnici e ragionieri degli uffici. I finanziamenti si sono ridotti (di molto quelli alle cliniche private), molte strutture sono in dissesto, dalle Asp ai comuni. Senza soldi si perde il meccanismo di fidelizzazione che garantisce le preferenze. E che garantisce anche un posto in lista. Cosa succederà quindi se la performance di questi signori sarà stata deludente? Se ci saranno 300 o 400 preferenze in meno rispetto a quanto previsto nel pacchetto allora avrà avuto ragione Salvini e potrà scardinare definitivamente quel grumo di potere che ancora c’è intorno Berlusconi e parte del Pd rifugiata nel centrodestra.
Qualche settimana fa Gentile si è fatto un giro sull’Alto Tirreno cosentino incontrando imprenditori, ristoratori e amministratori vari. E secondo alcuni bene informati, ci sarebbe stata l’indicazione di boicottare Cesareo e Granata. Una guerra intestina che si giocherà a colpi di preferenze. E che a quanto pare non è neanche tanto rimandata. Tra detentori di pacchetti di voti, infatti, Cesareo è il figlio di quel Vincenzo direttore del presidio di Praia a Mare che fu candidato con il PSI per Scopelliti e Antonio Carpentieri. Gratteri scrive in “Padrini e padroni” che si sarebbe recato dal boss Pelle e in merito esistono anche delle intercettazioni. A onor del vero, nulla di tutto questo ha avuto poi esiti processuali. Sicuro si può dire solo che la sanità ha sempre fruttato. E lo stesso Gentile lo sa. E non sono gli unici due figliocci politici sul territorio.
Chi sottrarrà voti a chi? Quale consorteria alla fine risulterà vincente e più forte? È questa la posta in gioco e quello che si gioca tanto Salvini quanto questi padroni quasi ex. Anche perché rimanere fuori significa rimanere soli e senza coperture da una magistratura che ha cominciato a mirare alto. I Signori (nel senso feudale del termine), ovviamente, utilizzano sempre i loro metodi e non a caso proprio sul territorio è in costruzione una nuova struttura, forse un centro commerciale. L’ennesimo contro ogni regola matematica e logica di concorrenza economica. Tra l’altro, secondo alcune fonti, ma questa è solo una curiosità cronologica, ogni volta si registrano spostamenti di dipendenti da un centro commerciale a un altro più vicino alla residenza del dipendente stesso. Dipendente che ovviamente è costretto ad accettare ogni mossa perché altrimenti resta senza del suo lavoro a volte mal pagato. Riuscirà Gentile a far arrivare fondi?
È proprio questo sistema dei fondi che comincia a sgretolarsi e chi prima li garantiva può più difficilmente mantenere le promesse. Così è stato per le cliniche private e cosi per i grandi appalti (uno su tutti la statale 106). E questo fa sgretolare i voti. Chi l’avrà vinta? È il crepuscolo di un sistema e l’insediamento di un altro?
In questo balletto chi ha già perso sono i dipendenti tanto delle strutture industriali quanto di quelle pubbliche.