L’arresto degli agenti penitenziari a Cosenza, e le gravi parole pronunciate da Gratteri in conferenza stampa sull’operazione – quando dice: “qualcuno” avrebbe potuto farla prima e non l’ha fatta” – lasciano pensare, inequivocabilmente, ad un interessamento giudiziario della Dda di Catanzaro sui tanti reati consumati da una vera e propria associazione a delinquere di stampo mafioso, così come raccontano decine di pentiti da almeno 6 anni a questa parte, nella città dei Bruzi.

Sono anni che i cosentini aspettano di capire se tutto quello che hanno raccontato i pentiti sulla commistione tra ‘ndrangheta e politica, come risulta dai tanti verbali circolati in città in totale libertà, è vero, oppure no. Oltre dieci pentiti hanno parlato di Occhiuto, Manna, Greco, Paolini, Principe e sodali, ma anche di poliziotti, avvocati, commercialisti e pubblici dirigenti, descrivendo uno scenario di corruzione, collusione e voto di scambio, tra malandrini e politici, che dire allarmante è dire poco. Ma fino ad oggi le loro dichiarazioni sono valse solo per alcuni (Principe e Greco) e non per altri. E gli altri, guarda il caso, sono tutti di Cosenza.

L’aver messo mano ad inchieste sepolte dalla malagiustizia, è sintomatico di un lavoro che Gratteri ha avviato su Cosenza, e l’arresto dei due sbirri corrotti ne è la conferma, che quanto prima dovrà trovare una conclusione. Oltre al materiale lasciato in “eredità”, compresi i tanti riscontri già effettuati, dal dottor Pierpaolo Bruni, il primo ad aver istruito il fascicolo sul “Sistema Cosenza”, quello che serve alla Dda in questo momento è mettere in “fila” tutte le dichiarazioni dei pentiti per meglio capire se le affermazioni rilasciate sui tanti episodi di corruzione e voto di scambio, convergono e combaciano tra di loro. Dichiarazioni che vanno poi “abbinate” ai tanti riscontri già effettuati dalla polizia giudiziaria che ha condotto le indagini sul “Sistema Cosenza”. Così da poter produrre prove schiaccianti contro i corrotti.

È questo il gran lavoro che dovrà fare il bravo e certosino dottor Camillo Falvo, titolare dell’inchiesta “Sistema Cosenza”, per tutta questa estate. Confrontare le dichiarazioni dei “primi” pentiti, tipo Foggetti, con quelle degli ultimi “arrivati”.
Il dottor Falvo dovrà andare in giro per l’Italia ad ascoltare i tanti pentiti di ‘ndrangheta cosentini in merito ai loro rapporti con la politica, ed una volta ottenuti tutti i tasselli, potrà finalmente completare il puzzle.
Un lavoro che si protrarrà sicuramente per tutto il mese di luglio, e che necessita, una volta concluso, di un bel lavoro di assemblaggio che potrebbe durare diverso tempo.
Di sicuro questa sarà l’estate dei pentiti e quello che si annuncia, se tutto fila liscio, potrebbe essere un autunno caldo per i tanti corrotti chiamati in causa.
E non è escluso che nel mentre, la Dda potrebbe iniziare a fare un po’ di pulizia almeno per quel che riguarda la “malandrineria” chiamata in correità dai pentiti, in attesa della retata dei colletti bianchi.

(Fonte iacchité.blog)