Uno dei leader più carismatici della ‘ndrangheta cosentina si ripresenta a Cosenza, dopo 10 anni dall’ultimo processo nell’aula della Corte d’Assise. Era “Missing”, oggi parliamo di altri delitti. Franco Pino, vestito casual e guardato a vista dalla scorta, è imputato per il duplice omicidio di Francesco Lenti e Marcello Gigliotti, ammazzati nel 1986.

Per la Dda di Catanzaro, il pentito sarebbe uno dei mandanti, mentre gli esecutori materiali sarebbero Gianfranco Bruni, detto il “Tupinaro”, Gianfranco Ruà e Francesco Patitucci. I primi due sono stati condannati in abbreviato a 30 anni di carcere, il collaboratore di giustizia e l’esponente del clan “Lanzino” hanno scelto il rito ordinario. Esame e controesame tutto in un giorno. Il tutto è durato quasi cinque ore.
La pubblica accusa è rappresentata dal sostituto procuratore antimafia Camillo Falvo. La prima domanda per Franco Pino è se quest’ultimo fa parte o meno del programma di protezione: «Sono un collaboratore di giustizia, ma non rientro ad oggi nel programma di protezione». Da qui in poi inizia la ricostruzione criminale dell’ex boss di Cosenza, che acquisisce lo status di pentito nel giugno del 1995.
«Dagli anni ’70 fino al 1987 a Cosenza esisteva un gruppo denominato Pino-Sena. Al vertice c’era Antonio Sena e il sottoscritto».

Chiarisce di aver passato più tempo in carcere che in mezzo alla strada. Nel 1987 in poi quando ottiene la semi-libertà e assume ancora più potere, prima grazie alla tregua e poi alla pace sancita con Franco Perna. Nel suo clan c’erano Gianfranco Ruà, Roberto Pagano, Francesco Patitucci, Gianfranco Bruni e cita anche Ettore Lanzino.
Prima della pax mafiosa, Franco Pino racconta che in carcere a Cosenza ci sarebbero stati degli avvicinamenti tra i vari padiglioni. Sta a significare che il suo gruppo iniziava a parlare con quello di Perna e Pranno, discutendo del fatto che fosse arrivato il momento di interrompere quella scia di sangue che aveva sconvolto una città intera. Così tra le due fazioni si giocava anche a calcetto, fino a quando fuori dal carcere Franco Pino e Franco Perna si stringono la mano e mettono fine alla guerra mafiosa. A livello regionale, passaggio chiave in ottica del processo “Ndrangheta stragista”, Franco Pino era alleato con i Piromalli, Molè, Pesce, Bellocco e Mancuso. Aveva la dote di Diritto e Medaglione che all’epoca, in provincia di Cosenza, potevano vantare solo lui, Franco Muto e Antonio Sena.

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