Di Mirella Molinaro (Gazzetta del sud)

È ancora la cosca Muto a gestire affari e interessi sulla costa tirrenica cosentina? Anche se Franco Muto non è più l’indiscusso capo del potente clan di Cetraro? Sono questi gli interrogativi che il processo d’Appello dell’inchiesta “Frontiera” dovrà chiarire.

Dopo pause forzate e stop causati dall’emergenza Covid, il prossimo 22 settembre inizierà a Catanzaro il secondo grado di giudizio per presunti boss e gregari della cosca. Qui le difese affileranno le armi per dimostrare, anche con maggiore evidenza, ciò che era stato cristallizzato dalla sentenza di primo grado emessa nel luglio del 2019 dal Tribunale di Paola.

Si tratta del filone nel quale la maggior parte degli indagati aveva scelto il rito ordinario. Mentre si attende la Cassazione per il “Frontiera1”, ovvero quello in cui gli imputati scelsero l’abbreviato e tra questi proprio Luigi Muto, il figlio di Franco, che con quella sentenza – confermata in primo grado e poi in Appello – viene “consacrato” come il nuovo boss della cosca Muto, cioè come quello che ha preso le redini della “famiglia” mafiosa.

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