L’odierna operazione “Affari in famiglia”, che ha portato agli arresti del sindaco di Maierà Giacomo De Marco e del figlio Gino era nell’aria ed era stata “preparata” da una importante perquisizione degli uomini della Guardia di finanza, coordinati dalla procura della Repubblica di Paola, a Diamante e Maierà negli uffici della società immobiliare costruzioni De Marco della quale è stato amministratore anche l’attuale sindaco di Maierà, Giacomo De Marco, almeno fino al 2016. La perquisizione risaliva al mese di dicembre del 2018 e in quella circostanza erano stati recuperati documenti anche nei comuni di Verbicaro, Mormanno, Longobardi e nella stessa Maierà.

La perquisizione ed anche il sequestro di copiosa documentazione erano avvenuti nelle sedi legali ed operative delle società riconducibili agli indagati. L’attività era avvenuta nella galleria San Biagio di Diamante dove sono ubicate le sedi della “Scalea costruzioni” e della “Immobiliare costruzioni De Marco”, quest’ultima con sede operativa a Diamante e sede legale a Maierà.

All’epoca erano tre le persone indagate: oltre al sindaco di Maierà, Giacomo De Marco, quale ex amministratore della società, anche l’attuale amministratore della immobiliare, Gino De Marco, e Ursula Geisler, amministratrice della stessa società per un breve periodo precedente. De Marco e il figlio sono stati arrestati, la Geisler risulta indagata.


E’ stato direttamente il procuratore Pierpaolo Bruni a seguire la vicenda. Maierà, già sotto i riflettori per la precedente indagine sugli appalti, torna ad essere nominata nelle stanze della Procura. E anche in questa vicenda ci sono aspetti da chiarire legati ad appalti; e non a caso, vengono effettuati dalla Guardia di finanza accessi agli atti in altri comuni, oltre che in quello di Maierà, anche a Verbicaro, Longobardi e Mormanno.

In particolare a Verbicaro è attenzionato un appalto del 2016 da circa 58mila euro e a Mormanno un’aggiudicazione del 2017 del valore di 997.104 euro. In relazione alla società fallita è contestato anche il reato di bancarotta fraudolenta, tenendo conto che parte dei beni sociali è stata distratta e occultata ai creditori. Sarebbe quindi stato recato un grave ed irreversibile pregiudizio all’intera massa creditoria ammessa al passivo per poco più di 2 milioni di euro. All’attenzione degli investigatori ci sono anche i bilanci, in particolare quello consegnato alla curatela nel corso della procedura fallimentare chiusa per mancanza di attivo.

Secondo quanto ipotizzato, la distrazione dei flussi finanziari terrebbe conto anche di un contratto di appalto stipulato con l’Amministrazione provinciale di Cosenza per poco più di 7 milioni di euro e relativo alla costruzione del polo scolastico di Amantea e di un contratto di appalto stipulato con il Comune di Lauria per 792mila euro circa e relativo alla costruzione del Palazzetto dello Sport.

La mancanza di documentazione avrebbe anche reso impossibile la puntuale ricostruzione del patrimonio sociale e del movimento degli affari. Si ipotizzano, a vario titolo, i reati di bancarotta fraudolenta aggravata distrattiva e documentale e autoriciclaggio come conseguenza di complesse operazioni societarie simulate di vendita e/o affitto di rami d’azienda e cessione di quote anche con l’utilizzo di “prestanome” e con l’obiettivo di svuotare il patrimonio della società fallita. La Guardia di finanza avrebbe individuato nu-merosi appalti stipulati con enti pubblici successivamente alla data di integrazione dei fatti di bancarotta fraudolenta.