DI WALTER GIAMPÀ
Ad Amantea anche quest’anno il Natale coincide con l’arrivo puntuale del saldo IMU a cui si aggiunge la terza rata TARI, un’accoppiata che finisce per svuotare la tredicesima mensilità di lavoratori e pensionati. Una coincidenza solo sul calendario, ma non certo nei suoi effetti, che ricadono ancora una volta sulle famiglie e sull’intero tessuto economico cittadino.Il problema non è soltanto la pressione fiscale in sé, ma la sua tempistica e soprattutto la sua gestione politica e amministrativa. Concentrando più scadenze nello stesso periodo, in un mese che dovrebbe sostenere i consumi e dare respiro all’economia locale, si produce l’effetto opposto: si blocca la spesa, si frena il commercio, si alimenta un clima di sfiducia.Non stupisce, infatti, che i commercianti parlino apertamente di vendite in calo, con cittadini sempre più cauti, costretti a scegliere tra il rispetto delle scadenze e le spese per le festività. Il risultato è una città che si illumina nelle vetrine, ma che fatica a riempire davvero i negozi.La terza rata TARI, poi, rappresenta un nodo politico evidente. Una scelta che pesa sulle tasche dei contribuenti e che meriterebbe una spiegazione chiara e trasparente: perché si è reso necessario questo ulteriore prelievo? Quali emergenze lo hanno imposto? E soprattutto, quali politiche strutturali si intendono adottare per evitare che simili misure straordinarie diventino la normalità?Il rischio, sempre più concreto, è quello di trasformare i cittadini in semplici esattori passivi, chiamati a coprire ogni falla di bilancio senza una reale possibilità di intervento, partecipazione o spiegazione. E intanto il messaggio che passa è semplice quanto amaro: quando c’è da fare cassa, la risposta arriva veloce; quando invece si tratta di alleggerire il peso sulle famiglie e sostenere il commercio locale, tutto diventa più lento, più complesso, più rinviabile.Il Natale, per una comunità, dovrebbe essere tempo di coesione e fiducia. Ma senza una programmazione fiscale più equa, senza un dialogo reale con cittadini e operatori economici, senza una visione che metta davvero al centro il territorio, anche le luminarie rischiano di restare solo una luce fragile sopra problemi sempre più pesanti.E allora la politica locale ha oggi una responsabilità precisa: spiegare, ascoltare e programmare. Perché i bilanci vanno certamente messi in ordine, ma non possono essere sempre e solo i cittadini a pagare il prezzo più alto.
































