Di Francesco Maria Storino. Fonte: Gazzetta del sud
Il cerchio adesso si è definitivamente chiuso. Il processo-bis per l’omicidio dell’operaio Tonino Maiorano è giunto all’epilogo ieri pomeriggio, presso la corte d’Assise d’Appello di Catanzaro, che ha confermato una condanna, ha ridotto la pena di un imputato e ne ha assolto un altro. Come in primo grado è stato assolto P.L.F. (il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a 30 anni) difeso dagli avvocati Sabrina Mannarino e Rizzo. Mentre è stata riformulata la pena per A.P. (avrebbe fatto da staffetta e indotto all’errore i killer) che da 30 scende a 20 anni.
A.P. avrebbe riferito al comando di fuoco che la vittima «si trovava seduto su una seduta davanti all’entrata dello stadio di Paola: portava gli occhiali da sole, aveva i capelli brizzolati e stava leggendo il giornale». Infine è stata confermata la condanna a 30 anni per R.C. il calzolaio che avrebbe offerto nella sua bottega la base logistica. Nel processo Ghoth ricordiamo che è emerso come come R.C. «procurò le armi e contribuì alla corresponsione del prezzo dell’omicidio ai sicari». Per altro anche il collaborare di giustizia A.B. aveva riferito che «la bottega di calzolaio di “Romoletto” era stata, anche, una base logistica, durante gli agguati, utilizzata per cambiarsi i vestiti e per nascondere le armi».
































