Di Saverio Di Giorno

Troppo silenzio. Solo il fragore delle esplosioni lo interrompe: mezzi e attività che prendono fuoco. Troppo silenzio dopo questi atti, il solito, omertoso. Troppo silenzio prima, da parte di imprenditori intorno al quale il cappio diventa sempre più stretto senza lascargli fiato. L’usura sull’alto tirreno non è mai andata via, forse aveva avuto un freno, ma ora il Covid e la crisi sociale ed economica rischiano di farla tornare prepotentemente. Le prime conseguenze di questi movimenti sotterranei già si vedono: incendi, intimidazioni. In realtà, già le estati scorse c’erano stati eventi simili e Libera aveva manifestato con un presidio. Questa volta, però, con quali risorse ci si potrà opporre? L’usura non è certo quella di una volta, quella del cravattaro, quella coppola e lupara. È un’usura quasi “raffinata”, fatta da un’area grigia dove si muovono commercialisti, avvocati, funzionari bancari infedeli. Lo dicono i rapporti nazionali. Sul nostro territorio come si traduce tutto questo? Capire questi meccanismi è un primo passo per resistere. Devono essere
Due anni fa, come si diceva, il presidio di Libera nel comune di Santa Maria. Il luogo non era casuale: era il tratto di lungomare illecitamente occupato da privati che il sindaco Vetere aveva restituito alla comunità. E in questa situazione è il peccato originale. Si possono creare situazioni nelle quali alcuni cittadini o imprenditori, (magari vicini ai sindaci) risultano morosi o in difetto nei confronti dell’ente pubblico, ma nessuno indaga o reclama questo problema. Sono di fatto favoriti. Imprenditori che accedono a circuiti privilegiati di investimenti o finanziamenti. Tutto questo è distruttivo per tutti gli altri, tutti coloro che provano ad avere un’attività onestamente. Per essere più precisi, più volte ci si è occupati delle casse in rosso dei comuni, della loro finanza “creativa” (se non proprio falsa) e della causa che è una riscossione dei tributi schizofrenica che mette in ginocchio famiglie e attività. Alcune attività, mentre altre, appunto, sono graziate o dimenticate. Se poi questi imprenditori “privilegiati” sono anche quelli indagati o sospettati di essere vicini alla criminalità organizzata il cerchio si chiude. E i sindaci, quindi, rischiano di esserne complici più o meno involontari di questa situazione. Cosa c’entra tutto questo con l’usura? Andiamo per passi.
Non ci sono quasi più comuni esenti da cartelle pazze o conti in rosso. Il caso di Scalea ha fatto e fa ancora scuola ed è il caso di approfondire per capire qual è l’ambiente favorevole nel quale può attecchire l’usura. Il terreno sul quale si muovono piccoli imprenditori e commercianti è scivoloso e sdrucciolevole perché durante lunghi anni lo si è reso cosi. Si è lentamente estirpato ogni possibile appiglio e aiuto. Di recente Renato Bruno ha denunciato alcune strutture alberghiere morose nei confronti del comune, ammanchi di milioni euro. Buchi che hanno contribuito a portare il comune sull’orlo del baratro. Ma come è stato possibile? Bruno dice: l’ufficio tributi, proprio quello, non si trova in leggero conflitto di interessi in quanto uno dei dipendenti è strettamente legato all’Hotel XXXX. Una delle strutture morose. Potrà mai auto-notificarsi questa situazione?
Sarà utile rammentare in proposito un’altra cosa. La struttura era finita (sebbene indirettamente) in mezzo all’indagine Plinius 1. “… Si tratta dell’omonimo presidente del Consiglio di amministrazione della Banca Xxxxx di Xxxx, ZG., il cui nome era emerso in altre conversazioni quale finanziatore di XXX G. insieme a Mario Stummo… l’aggiudicazione del lotto all’Hotel Xxxx …”. Altrove il sindaco di allora Basile, si faceva venire gli scrupoli, ma qui si innesta la ricostruzione di quell’indagine e dei suoi possibili reali scopi, già fatta altrove. Ritornando alla Banca Xxx: la stampa ha documentato spesso le concessioni fatte ad aziende vicine al clan Muto. Aziende molto spesso in rosso che comunque hanno avuto diritto a questi finanziamenti.
Ma rammentare questi avvenimenti è importante non solo per capire, ma anche perché all’orizzonte ci sono importanti novità. Le prossime elezioni nella banca e a settembre quelle comunali di Scalea. Questi temi devono essere necessariamente oggetto di dibattito. Che posizione hanno i vari candidati? È un diritto dei cittadini. E non si tratta di emettere condanne prima delle sentenze, si tratta di non demandare tutto alla giustizia. Bisogna distinguere tra responsabilità penali e civili, politiche. Soprattutto in un territorio dove spesso la giustizia con le sue carte si perdono tra scaffali, corridoi e armadi (ci sono indagini della guardia di finanza ormai seppellite sia su Scalea che sulla banca), sarebbe un bel segnale.
Ecco quindi come nasce l’usura: un imprenditore onesto (e anonimo) che si trova in difficoltà non trova quasi mai banche che si dedicano con attenzione a valutare il caso e dare fiducia e inoltre la burocrazia si accanisce da una parte e non vede buchi enormi altrove. Tanto per chiarezza è bene sottolinearlo: Scalea è solo il territorio sul quale esiste più documentazione ed è più utile a capire le dinamiche e le cause, ma le testimonianze dei piccoli imprenditori e operai locali ci raccontano dinamiche simili su tutta la costa. Ci raccontano delle difficoltà incontrate da chiunque voglia aprire o tenere aperte un’attività. Proprio per questo Libera aveva messo a disposizione un servizio d’ascolto al quale far presente una situazione drammatica. Il numero verde per l’area Calabria nord è 371 377 0322.
Sul lungomare il gazebo del presidio stava per essere portato via dal vento, poi qualche imprenditore balneare l’ha assicurato con una corda. La stessa che può fare un cappio, può essere slegata, tesa slegarla e fatta diventare un legame. Un appiglio. Siamo un popolo di marinai e conosciamo bene tutti i tipi di nodi e anche tutti i modi per scioglierli.